26 dic 2012

I ricordi!

Ormai tra fb e altro quasi sottovalutiamo l'importanze dei messaggi che ci mandiamo e delle foto che ci facciamo. Sono, nel caso dei primi, un semplice mezzo rapido ed economico per comunicare, nel caso delle seconde, un vezzo. Eppure un tempo lettere e foto avevano la funzione di ricordare... ricordare un momento felice, una persona amata, un'età che non c'è più. Io soffro molto nel veder evolvere la nostra società in direzione della globalizzazione e della tecnologia per il semplice fatto che vivo in un'epoca difficile. La generazione successiva alla mia vive completamente immersa nella tecnologia, io ho vissuto molti anni della mia vita pensando che giocare significasse procurarsi le 200 lire per il bigliardino, che la tecnologia fosse packman e che fare allenamento significasse andare in palestra ad allenarmi con la mia squadra di basket e non mettermi su una pedana della wii.
Quando uno comincia a parlare così e diventa nostalgico risulta sempre pesante, ma tenete presente che forse è un modo per fermare il tempo, per farlo tornare a com'era quando eravamo più semplici e felici. In genere questi sono discorsi che fa mio padre che ha 60 anni, eppure non avete idea di quanto li condivida.
Oggi ho riaperto la mia scatola dei ricordi dopo moltissimo tempo e ho trovato delle cose stupende.
Il mio amato diario (realizzato attaccando tanti quaderni tutti insieme) dove ho scritto i miei pensieri più privati senza metterli su fb rendendo partecipi delle mie cose i 500 e più amici che uno ha. Ho ritrovato le foto dei miei amici... e non sono centinaia come adesso, sono poche perché con il rullino spesso le foto non venivano bene ed essendo più costose si tentava di dosare il tutto. Infine ho ritrovato le mie lettere, quelle che mi sono scambiata con amici e fidanzati, quelle rileggendole mi hanno strappato degli splendidi sorrisi. Ovviamente ci sono tante cose di cui uno a distanza di tempo si vergogna perché rileggendole sembrano tanto infantili o stupide, ma fanno parte di una fase della mia vita che c'era e là deve restare. tentare di sembrare perfetti è la cosa più folle che si possa fare.
Vi chiederete perchè fb non può sostituire lettere, foto e piccoli ricordini di questo genere... c'è un semplice motivo....Su fb tutto è talmente eccessivo, sia nelle espressioni che nelle quantità che lo si da per scontato. Una lettera prima impiegava giorni ad arrivare e andava letta con calma altrimenti finiva subito e bisognava aspettare altri giorni per la successiva. Tra le mie lettere ce n'è un pacchetto tutte con la busta gialla. Sono quelle di un ragazzo che è stato molte cose per me: fidanzatino, amico, confidente. Ricordo ancora quando arrivavano le sue lettere a casa di mia nonna. C'era sempre qualcuno che gridava... Sara è arrivata la busta gialla dalla Sicilia.
Ora non si desidera più niente perchè tutto si ottiene subito e con una certa facilità. Vorrei un giorno poter insegnare ai miei figli come ho vissuto io, ma so che la società molto probabilmente avrà molta più presa di me su di loro. Io per quel che potrò li porterò a giocare fuori a pallone, a passeggiare e a raccogliere la frutta. Piazzerò loro in mano un libro appena saranno in grado di leggere e forse anche prima. Insegnerò loro che se si sta in compagnia non si può passare il tempo a messaggiare senza neanche guardare in faccia le persone con cui si sta passando del tempo. Insegnerò loro a ricordare, come ho sempre fatto io, perchè la memoria rende immortali.

20 dic 2012

Un grido di dolore!

Embé ora mi sono rotta le scatole davvero. A tutti quelli che credono che Napoli sia fatta di sfaticati, camorristi e immondizia dico una cosa.
Napoli  non è tutto questo. Napoli è una città con più di 2000 anni di storia. E' una città che ha conosciuto l'amore, la paura, la libertà molto prima di altre altre. Una città che ha avuto l'università prima che questo istituto fosse anche solo concepito altrove. Napoli è... il Gruppo Archeologico Napoletano che continua a salvaguardare il patrimonio culturale della città gratis et amore dei, solo per amore. Napoli è... la gente perbene che si barcamena per convivere con una "maniat e strunz". Napoli è... quelle persone che anche se i soldi sono pochi continuano ad insegnare ai figli a essere onesti. Napoli è...  Carosone che ha fatto vedere un altro volto della città oltre a quello della miseria, stessa opera portata avanti dalla signora Serao. Napoli è... Saviano che ha fatto conoscere al mondo la guerra che ha luogo in questa zona a rischio della sua stessa vita. Napoli è... i miei genitori che nonostante la cattiva pubblicità fatta al Cardarelli hanno continuato a fare i  medici con la più grande professionalità e dignità del mondo. Napoli è... quel turista che nonostante si dica peste e corna di questa città decide di venire come fosse una sfida solo per vedere il sole e il mare. Napoli è... quello studente che nonostante la crisi decide di restare perché questa è casa sua e non vede perché dopo aver studiato qui deve andare a servire un'altra nazione. Napoli sono io... una persona perbene che ha deciso di usare la cultura come arma e non la pistola.
Quelli di cui parla il telegiornale: camorristi, assassini, ladri, imbroglioni si chiamano DELINQUENTI e hanno lo stesso nome in tutta Italia non solo qui.
Siamo tanto solerti quando dobbiamo mandare i militari in Afghanistan, in Iraq, in Iran... perché invece di farvi i cazzi altrui l'esercito non lo mandate in Italia dove serve, come a Scampia ad esempio? Per aiutare tutti quelli che hanno voglia di vivere onestamente. E smettetela di dirci "andatevene". Questa è casa nostra e non abbiamo nessuna intenzione di abbandonarla alla mercé di quei bastardi. Voi lascereste casa vostra a dei ladri che entrano o la difendereste?

14 dic 2012

In difesa della Littizzetto!

Ovviamente dopo la famosa espressione "una pragmatica sensazione di aver rotto il cazzo!" indirizzata a Silvio Berlusconi la Littizzetto ha subito la gogna. I vertici della rai si sono preoccupati di tutelare i sentimenti di coloro che, avendo votato e votando tuttora Berlusconi, potrebbero sentirsi ridicolizzati. Ma ai sentimenti di un popolo che si vede mortificato per l'incompetenza e l'ignoranza dei suoi rappresentanti non ci pensa mai nessuno? Beh c'è il diritto di espressione e di parola e credo che sia la Littizzetto che chiunque altro abbia il diritto di esprimere, anche se in maniera colorita, le proprie idee. I parlamentari che si urlano improperi durante le riunioni non sono coloriti, no. Loro sono appassionati. Si sono fatti prendere dall'amore per la patria che difendono strenuamente ecco perchè può essergli scappato qualche vaffanculo o figlio di puttana. Ma se a usare certe espressioni siamo noi, beh in quel caso siamo volgari e sboccati. Se a rubare sono io vado in galera, se a farlo è Fiorito, beh lui si è solo "preso la parte che gli spettava". Se a me danno 4 anni di carcere me li faccio tutti, dal primo all'ultimo giorno; se a beccarsi la galera è un parlamentare o un parente, un amico... beh lì tra appello, cassazione e compagnia bella si risolve sempre tutto. Ora fatemi capire ma quella cazzo di frase che sta in tribunale "la legge è uguale per tutti" perchè non la sostituiamo con un bel "due pesi due misure"? Studiando storia non credo ad una mitica età dell'oro, perchè so perfettamente che le cose sono andate così fin dai tempi dei romani almeno, ma non credo che in epoca preistorica non ci fossero i prepotenti, anzi, lì finiva direttamente a colpi di clava. L'unica differenza che c'è tra la preistoria e ora è che noi ci vestiamo. Si, noi tentiamo di coprire con abiti eleganti il nostro essere bestie, prima almeno si aveva l'accortezza di uscire di casa vestiti di una semplice foglia di fico e una clava. Sarebbe bello se ognuno si vestisse in modo mostrare agli altri il suo essere in modo da far capire a tutti di che pasta sono fatti. Allora vestiti puliti per le persone oneste, clava e foglia di fico per i disonesti... e vi posso assicurare che oggi, 14 dicembre, con il freddo che fa molti sarebbero morti per ipotermia!

25 nov 2012

Giornata contro la violenza sulle donne.

Oggi è la giornata contro la violenza sulle donne e ho trovato su fb diversi post inerenti a questo argomento. Uno diceva... solo un piccolo uomo picchia le donne. Beh direi che una persona che picchia un suo simile, grande, piccolo, maschio, femmina, cristiano, mussulmano che sia, per una motivazione che non sia la legittima difesa non è un essere umano; e a dirla tutta non è neanche un animale, perché gli animali se le danno per fame sostanzialmente. In particolare un uomo che non accetta un rifiuto dalla sua compagna o da qualsiasi donna abbia a che fare con lui è semplicemente un fallito, un poveretto che soffre del complesso di castrazione (quindi molto più femmina della sua vittima) che per sentirsi forte deve veder soffrire un suo simile.
Nessuno però si chiede perchè questi uomini vengono su così frustrati, beh personalmente credo che ciò accada perchè nessuno nella vita gli ha mai detto no o comunque gli ha insegnato che non si può avere tutto nella vita. Quindi andiamo a monte del problema e cominciamo ad educare i maschietti al rispetto per persone e cose, di qualsiasi sesso esse siano. Inoltre, signore donne, ribadisco un appello fatto già tempo fa: smettetela di pensare di poter salvare i cosiddetti "soggetti difficili o problematici", è più facile che siano loro a trascinarvi nel  baratro che non voi a salvare loro. Lasciate che questa gente venga aiutata da persone competenti e che non subiscono il loro fascino. Al primo schiaffo o al minimo segno di violenza repressa abbandonate la nave. E soprattutto smettetela di credere che i belli e tenebrosi siano meglio degli uomini perbene. Le coccole e l'affetto fanno bene al cuore, le botte no.
Quello che è successo quest'anno è di una tristezza inaudita. Più di cento donne morte non perchè una malattia le ha colpite, non per una fatalità, non per un incidente, ma perchè la mano di chi le avrebbe dovute amare le ha colpite. Tutte morti che si potevano evitare facendo capire a quei falliti che amare significa volere la felicità di chi si ama, non la propria...

20 nov 2012

Diritti e DOVERI dei bambini!

Oggi per la giornata mondiale dell'Infanzia tutti stanno postando link relativi: alla guerra, a quanto essa sia nociva per i bambini; ai problemi familiari, e a quanto questi influiscano su delle menti così fragili; alla crisi, e a come questa non permetta alle famiglie di crescere serenamente i figli. Tutti argomenti impeccabili. Ma perché si parte sempre dai problemi più grossi per risolvere delle questioni così delicate? E' come quando ti chiedono... qual'è il tuo più grande desiderio e tu rispondi: la pace nel mondo? A me basterebbe che tutti desiderassero la pace in casa propria per ottenere un risultato anche migliore.
Per cui, anziché preoccuparci di problemi grossi come guerra, crisi e diritti dei bambini di genitori divorziati, che sembrano così enormi e di difficile gestione per noi umili mortali perché non pensiamo a fare una cosa molto più semplice: educare i "nostri" figli ad essere delle persone oneste e rispettose e noi stessi a fare altrettanto?
Sarebbe un effetto dominio.
Se i genitori separati la smettessero di usare i figli per farsi la guerra come dei guantoni, senza rendersi conto che alla fine gli unici a cui fanno male sono loro, sarebbe un mondo migliore per i bambini. Se li educassimo, insegnassimo loro a leggere, scrivere e rispettare le idee altrui, non ci faremmo la guerra. Se spiegassimo loro che crescendo non bisogna desiderare soldi a palate e ogni singola schifezza sia in commercio per essere felici, non ci sarebbero né approfittatori né integralisti. Se invece di concentrarci troppo su come trovare i soldi per comprare ai nostri figli un ipad, una psp e altre cose costose con le quali abbandonarli tutti il giorno e uscissimo a giocare a palla con loro alla vecchia maniera, imparerebbero a perdere e ad accettare le sconfitte della vita così come le vittorie.
Ma soprattutto smettiamola di vivere nella convinzione che i bambini, in quanto tali, abbiano solo diritti. Hanno anche il dovere di crescere come persone civili e in grado di vivere in una società civile e questo comprende l'onestà e il rispetto altrui. Quando un bambino che sta crescendo manca in ciò un santo rimprovero e un bello schiaffo non farebbero male. E smettiamola di chiamare il telefono azzurro anche per un semplice rimprovero. Troviamo un aurea via di mezzo per far si che in piccoli di oggi siano i "grandi" di domani nel più bel senso del termine.

14 nov 2012

Le scelte di un buon governo!

Ascoltando il telegiornale è venuta fuori la storia di un pensionato napoletano che ha tentato di consegnare una lettera al ministro Fornero affinché "intercedesse" per la figlia laureata e disoccupata. Ovviamente sentendo la loro storia non si può non provare tristezza. Tanti anni di studio, di sacrifici e nessun riconoscimento; in più metteteci un bimbo di 8 mesi e un mutuo sulle spalle e il quadro è completo. Una storia del genere non può non toccare chiunque la ascolti. Il povero padre aveva anche scritto al primo ministro ricevendo, come diceva il tg, risposte insoddisfacenti.
Ora però invece di ragionare da privati cittadini o da urlatori antigovernativi facciamo un attimo un discorso analizzando la questione da un altro punto di vista.
Vi immaginate se la Fornero o chi per lei provvedesse a trovare un lavoro alla ragazza in questione (perché è questo che chiede il padre disperato) cosa succederebbe? Da domani i palazzi governativi sarebbero pieni di persone con le stesse identiche pretese. Ebbene si perché di giovani così disperati al momento ce ne sono a frotte. I membri del governo non possono considerare cosi singoli come quello in questione ma devono ragionare più ad ampio raggio. Bisogna risolvere il problema della disoccupazione in generale, non quello della ragazza nello specifico. Deve essere così, perché altrimenti ci troveremmo in una situazione simile a quella di un padre che aiuta un figlio si e l'altro no. A prescindere da cosa possiate pensarne dell'attuale governo, in generale il suo compito è quello di gestire l'Italia come una famiglia, che va aiutata, protetta e istruita nella sua totalità.
Capisco che nell'ottica del singolo individuo questo discorso può sembrare folle, ma a me sembra egoistico quello del singolo individuo.
All'epoca dell'attentato alle torri gemelle questo discorso lo comprese alla perfezione una donna, che da uno degli aerei dirottati ebbe il coraggio di scrivere un messaggio... ci hanno dirottati, abbatteteci!
Questo discorso non lo fa una persona che non ha coscienza dei problemi vissuti dalla famiglia in questione. Anzi, io ho anche 4 anni più della 25enne disoccupata, 1 laurea in più eppure sono nella stessa barca. Quindi posso comprendere, ma credo anche che il governo debba continuare ad agire così come ha fatto finora, non può permettersi di essere compassionevole se domani non vuole trovarsi milioni di richieste simili fuori la porta.

13 nov 2012

Il mio caro amico Leonida!

Che strana l'Italia, tutti passano il tempo ad accusare qualcuno della crisi, dei guai in famiglia, delle calamità naturali... ma nessuno si rimbocca le maniche e tenta di risolvere il problema. Il motivo per cui stimo Monti e Napolitano non è perchè siano esenti da colpe ma perchè sono gli unici due a evitare di colpevolizzare gli altri per la nostra situazione e a rimboccarsi le maniche. Non si può tornare alla lira, come non si può tornare indietro per niente nella vita... siamo fatti per andare avanti e allora facciamolo e affrontiamo la vita senza se e senza ma che non servono a un cavolo!
Se non ci fosse la crisi, se ci fosse ancora mia madre, se non avessi mandato quella mail, se avessi fatto un'altra facoltà... la mia vita sarebbe stata diversa.
Beh io sono sempre stata una persona molto pratica e quindi tutte queste domande non mi piacciono, perchè anche se riuscissi a dare una risposta a ognuna di esse, non saprei cosa farmene dato che non si tramuterebbe mai in realtà.
Torno al mio amato Leonida come sempre. Ho decine di migliaia di uomini contro e io ho solo 300 soldati cosa faccio? Secondo voi mi metto a lamentarmi perchè sono pochi? Mi metto a riflettere su cosa avrei potuto fare se ne avessi avuti più del nemico perdendo tempo? No. Cerco un posto in cui i miei 300 possano valere quanto i loro, cerco un posto in cui combattere e se va, bene, altrimenti sarò morta nel tentativo.
Totò sbagliava nella poesia A' Livella. Anche da morti non siamo tutti uguali. Titoli, soldi, gioielli non posso portarmeli nella tomba. Ma la dignità si. Un buon nome si.

11 nov 2012

Ma tanto tu sei forte...

Ma non ti preoccupare, tanto tu sei forte! E' una frase che avrò sentito un milione di volte ma a quanto pare non è un complimento è solo un modo per continuare a mettere peso sulle spalle di una persona nella beata convinzione che quella possa continuare a fare il mulo della situazione. A questo punto però ricordo, a chi pensa di fare il furbo, la famosa barzelletta del mulo e del porco e ne approfitto per rammentare ai signori porci che loro ogni anno cambiano, io da buon mulo resto sempre dove sono nonostante il mio carico.
Tutto questo per dire che non sempre le persone sono come appaiono, sono molto più complesse di un semplice aggettivo: forte, debole, egoista, altruista.... nessuno è tutto bianco e nessuno è tutto nero.
Giobbe Covatta in una sua gag diceva che è difficile fare i genitori perchè i bambini nascono senza il libretto delle istruzioni, ma aggiungerei che proprio in mancanza delle istruzioni è difficile vivere in generale. Io, per quanto nevrotica, ansiosa e goffa, sono orgogliosissima di me stessa per un semplice motivo, essere un eroe quando si ha i geni dell'eroe è facile; il difficile viene quando si è un gobbo come Efialte e si riesce, con una fatica immensa, ad alzare lo scudo e la spada all'altezza giusta per combattere.
Una volta ero andata a fare la mia prima donazione di sangue e avevo 18 anni. Io facevo la sborona perchè tanto non ho paura degli aghi ma insieme a me c'era un ragazzo che alla fine della donazione, quando ha visto il suo sangue nella sacchetta, è svenuto. Le infermiere hanno commentato "madonna mia fa sempre così!". Tornata a casa ho raccontato tutto a mamma, per sottolineare quanto ero stata brava io e cacasotto l'altro, e sapete cosa mi ha risposto mia madre.... lui è una specie di eroe perchè per te la donazione non è un sacrificio, lui nonostante la paura e la figuraccia dovuta allo svenimento in pubblico, torna lì ogni 6 mesi. Mai fermarsi alla prima impressione, lo diceva Pirandello e lo diceva la romanticissima Jane Austen; mai giudicare le persone dall'apparenza; si rischia di sopravvalutarle o di sottovalutarle. Comportatevi sempre con rispetto e compassione anche con chi sembra in grado di sostenere il mondo o con chi al contrario non riesce neanche a sostenere il peso dei propri pensieri. E' troppo semplice definire una persona con una parola... o meglio è riduttivo. Io non sono forte... sono "anche" forte.... ma non solo quello!

22 ott 2012

Vaneggiamenti mattutini!

Qualche tempo fa avevo pubblicato questo post....
... I detti popolari possono aiutare spesso, ma il più delle volte ti fanno riflettere. C'è un detto calabrese che dice...Calati iuncu ca passa la china....piegati giunco che passa la piena. In effetti, alcune volte, possono accadere delle cose sulle quali non abbiamo alcun controllo. Casomai vorremmo poter fare qualcosa, ma l'unica cosa fattibile è stare lì a guardare e aspettare che passi la piena. Per dirla alla napoletana "adda passà a nuttata". Il problema però è quando la piena dura troppo e pure la nottata...
Beh sono di nuovo esattamente in quella situazione. Il nervosismo è ai massimi storici e l'ansia pure, ma al momento devo accettare il fatto che non posso fare niente nè per calmarmi nè tanto meno per smetterla di fare minchiate una dietro l'altra (credo di aver raggiunto record di figuracce e cazzate varie... il bonus si è esaurito).
Vi è mai capitato di essere consapevoli del fatto che siete in un momento cruciale della vostra vita, di pensare che dalle scelte che farete in questi giorni dipenderà tutta la vostra vita, di sapere che ci sono momenti in cui o la va o la spacca? Bene, questo è uno di quei classici momenti per me, di quelli che ti fanno tremare le mani e le ginocchia tutte insieme. 
Poi però io ho il brutto vizio di pensare (che in alcuni momenti è quasi un pregio, in altri una tortura) e mi dico... posso io davvero fare qualcosa per arrestare questo momento di piena? e diciamo che a rispondere dentro di me sono in molti: una parte più aggressiva che ha mille idee per arginare il fiume, per proteggersi e che sta lavorando a tutta birra da giorni e vede infrante tutte le barriere che erge(il che è frustrante); un'altra che piange e si dispera urlando "moriremo tutti" e poi c'è una terza che si è andata a nascondere in cima a un tetto e pensa solo a far passare la piena... a fare la conta dei morti e dei sopravvissuti c'è sempre tempo.

14 ott 2012

la storia di Malala Yousafzai

Accendi la tv e ascolti la storia di Malala, una ragazzina che da quando aveva 11 anni chiede solo di poter studiare e per aver osato alzare la testa si è beccata ben due pallottole.
Non so voi ma il mio primo pensiero è andato a quelle teste di minchia dei ragazzi italiani (con le debite eccezioni) che pur avendo la possibilità di studiare nel momento in cui aprono un libro sentono di aver fatto un favore all'umanità, anziché comprendere che è l'umanità ad aver fatto un favore a loro.
Non faccio questo discorso per arrivare a dire la classica frase "guardate chi sta peggio e apprezzate ciò che avete"; il fine del mio discorso è "guardate chi sta peggio e vedete di non fare la stessa fine!".
Finché potrò non farò altro che ripetere alle persone che l'ignoranza è la loro peggior nemica. L'ignoranza permette a chi ci vuole male di imbrogliarci; l'ignoranza spinge a commettere errori di cui poi si pagheranno le conseguenze in eterno, l'ignoranza è sempre stata la madre dei peggiori uomini della terra... non perché siano i figli dell'ignoranza a ideare le peggiori malvagità, ma perchè sono loro ad avallarle.
In Italia vige questa regola "La legge non ammette ignoranza!" ed è il precetto più bello che possa esistere. Se non fossimo ignoranti le coppie separate la smetterebbero di farsi la guerra a scapito dei figli; se non fossimo ignoranti ci renderemmo conto che l'arretratezza dell'Italia è dovuta a quella massa di crape che stiamo allevando nella convinzione di aver partorito delle perle di Labuan; se non fossimo ignoranti la smetteremmo di prendercela con i politici per le porcate che fanno e cominceremmo a ricordarci che li abbiamo votati noi, che loro lavorano per noi, che devono renderci conto di quello che fanno.
I Mussulmani, i famosi Mori, quando l'Europa era nel buio più totale del Medioevo erano le persone più colte e tolleranti del mondo. Probabilmente molti precetti antichi sarebbero andati perduti se non fosse stato per la loro intelligenza. Eppure guardate ora in che stato sono ridotti. Sparare in testa a una ragazzina che ha come unico scopo quello di far aprire gli occhi alle persone, di ricordare loro che la conoscenza salva dalla paura è l'unica cosa che sanno fare. Vogliamo fare davvero la stessa fine? Vogliamo permettere a qualcuno che ne sa più di noi di farci credere quello che vuole? Prego fate pure ma io non ci sto... sto con Malala.

7 ott 2012

Ricorda.....

Remember I will never leave you, if you will only remember me (Ricorda, non ti lascerò mai, se solo mi ricorderai)! Questa frase stupenda è tratta dalla colonna sonora del film Troy, Remember di Josh Groban ed è la risposta a tutti quelli che chiedono perchè è importante leggere e studiare. Chiunque abbia avuto a che fare con degli studenti si è ritrovato di fronte a questa domanda ostica e ha risposto come meglio credeva. Beh io rispondo sempre così... è importante leggere e studiare per ricordare. Gli esseri umani non sono fatti per l'eternità, non siamo neanche capaci di concepirla l'eternità. Ecco perchè siamo dotati di memoria. La memoria, la conoscenza, il ricordo sono gli unici mezzi che abbiamo per donarci e donare l'eternità. Secondo la mitologia greca Achille ebbe la possibilità di scegliere tra una vita lunga e valorosa, per la quale sarebbe stato ricordato da figli, nipoti, pronipoti per poi essere dimenticato e una vita breve, intensa e gloriosa per la quale sarebbe stato ricordato in eterno. L'errore che però si fa sempre è credere che sia stata la guerra di Troia a donare l'eternità ad Achille, infatti, sono stati quelli che hanno ricordato le sue gesta, quelli che le hanno tramandato oralmente e per iscritto che lo hanno reso l'eroe mitologico che è diventato. Scrittori e lettori hanno un potere immenso nelle loro mani, un potere che in teoria è proprio solo degli dei.
Leggere e ricordare significa essere testimoni della vita propria e altrui. E senza testimoni la nostra vita cosa sarebbe? Se nessuno o niente testimoniasse la nostra esistenza cosa saremmo? Lo avevano capito anche gli uomini preistorici che hanno lasciato i primi segni sulle rocce per dire io ci sono e se qualcuno leggerà o vedrà mai questi segni saprà che ci sono stato anche io.
Se non volete che la vostra vita e quella degli altri passi sotto silenzio, leggete, ricordate e tramandate!

26 set 2012

Ma quale cazzo di democrazia?

Guardi le immagini di Madrid e pensi: cosa è cambiato rispetto quando c'era un dittatore o un re? Un beneamato cazzo. Niente valeva il popolo allora e niente vale adesso. La vita del singolo può soccombere all'interesse comune. Tanto che glie ne frega a loro se quel singolo era un padre, una madre, un figlio, una figlia ... un essere umano! La democrazie è stata una frode fin dalla sua nascita con il grande Pericle, però dovremmo riflettere un attimo. Perchè bisogna arrivare a fare rivolte come quella spagnola? Perchè non combattere giorno per giorno contro i nostri peggiori nemici: l'ignoranza e la maleducazione? Eh si perchè se siamo ignoranti ci fottono e se siamo maleducati siamo noi a fottere qualcuno. In entrambi i casi creiamo uno squilibrio che non fa bene a nessuno. Lo stato farà anche schifo però se noi la smettessimo di votare dei coglioni solo perchè ci trovano un lavoro, senza preoccuparci se c'è bisogno di noi in quel posto o se andremo a fotterci lo stipendio, sarebbe cosa buona e giusta. Se la smettessimo di lamentarci delle tasse e cominciassimo a pagarle senza pensare che la tassa è una punizione ma un qualcosa che deve servire a migliorare i servizi del nostro paese. Se cominciassimo a considerare chi froda gli altri come degli emeriti coglioni e non come dei geni della truffa... probabilmente le cose cambierebbero. Invece di lamentarci agiamo e non necessariamente imbracciando i fucili ma anche, come diceva Gandhi, scavando il nostro piccolo pezzo di montagna così tutti insieme la facciamo cadere. Non ricordo però che le lagne e i piagnistei abbiano mai fatto gran che nella storia.

19 set 2012

E miracolo fu!

Da buona seguace del caro Luciano De Crescenzo, alla domanda: sei credente?, rispondo sempre e placidamente: grazie a Dio sono atea!Di recente, dato che sono alle prese con l'esame di guida turistica sono diventata assidua frequentatrice di chiese, ma non per questo la mia idea è cambiata. Ho impattato con personaggi di vario genere che mi hanno dimostrato che come per tutto il resto dell'umanità anche la chiesa è varia. Stamattina alle ore 9 e 11/12 (a seconda della fonte) si è sciolto il famoso sangue di San Gennaro. E mano male. L'ultima volta che non si è sciolto Napoli è stata invasa da Napoleone. Però pensandoci bene non è che quest'anno ci è andata meglio... nonostante il miracolo. Infatti siamo stati invasi da una marea di coglioni... che in realtà ci sono sempre stati solo che ultimamente non si fanno più problemi a palesare la loro natura. Chiudiamo questa parentesi polemica. Il sangue del famoso santo in realtà, per chi non lo sapesse, si scioglie due volte l'anno, il primo miracolo infatti ha luogo a maggio. A maggio di quest'anno ho avuto la beata idea di andarmene a visitare il Duomo, dimentica del lieto e miracoloso evento. Entrata nella cappella del tesoro di San Gennaro mi sono messa a guardare l'altare e improvvisamente mi si è avvicinato un prete con una teca. E lì ho capito. Voleva farmi baciare il contenitore con l'ampolla del sangue, come si usa qui. A parte che essendo figlia di medici ritengo la cosa molto poco igienica, ma poi da atea convinta mi sono trovata in difficoltà... non sapevo come rifiutare e così sono andata letteralmente in panico e ho detto la cosa meno opportuna da dire: no grazie! Il prete mi ha guardata con aria alquanto schifata e mi ha detto: signorina ma io non voglio vendervi mica niente! Diciamo che in tempi passati mi sarei beccata una scomunica per molto meno, ma pazienza. Poi sono andata al monastero di San Gregorio Armeno. Eh si perchè per chi non lo sapesse a San Gregorio non ci sono solo i presepi ma anche una stupenda chiesa e un monastero con uno dei reliquiari più grandi del mondo. Le monache del monastero essendo in difficoltà economica hanno deciso di aprire al pubblico l'edificio per qualche ora al giorno ma, avendo fatto voto di povertà le signore non chiedono ai visitatori di pagare un biglietto d'ingresso... chi vuole molto semplicemente lascia un'offerta. Qui le monache danno da mangiare ai poveri, fanno studiare i ragazzi che hanno problemi economici e familiari molto seri e quindi a prescindere dalla loro fede hanno tutta la mia incondizionata stima. Detto ciò sono andata al monastero e fatto la visita con una suora molto preparata. Durante il giro mi sono azzardata a farle qualche domanda per dei chiarimenti e dopo un pò mi sono sentita dire: signorina lei studia storia o storia dell'arte?. Io sorridendo le ho detto che ero laureata in storia e poi le ho chiesto come aveva fatto a capirlo. Così lei mi ha detto che si capiva dalle domande che facevo e poi ha proseguito affermando che gli storici si dividono in due categorie secondo lei: quelli che studiano le chiese per fede e gli scettici. Poi si è girata e ha proseguito con la guida... solo che andando via ha detto: lei per esempio è una scettica!
Mi è venuto da ridere perchè ho scoperto che il metodo deduttivo di Sherlock Holmes a quanto pare è tipico di molti napoletani.
Sto per dire una cosa che farà drizzare i peli a molti credenti ma io sono appassionata di mitologia cristiana tanto quanto di mitologia greca e romana. Ebbene si anche i cristiani hanno una loro mitologia: hanno una madonna del melograno a Capaccio là dove c'era una Era del melograno; hanno i loro santi con storie travagliate; hanno la loro morale della favola e quindi non vedo perchè non si possa dire che si tratta di mitologia.
Credo ai miracoli? Purtroppo no. Credo che tutto abbia una spiegazione anche se noi non la conosciamo al momento. Non ho niente contro i miracoli, anche perchè il miracolo del nostro santo per dirla alla Troisi è uno di quei miracoli da 100 mila lire. Fondamentalmente sono contraria al modo in cui usiamo la religione secondo le convenienze. In vita mia ho visto solo rari e singoli gesti di umanità, mai azioni forti e di esempio venute dalla chiesa come istituzione e oggi ho visto la più squallida delle cose. A destra dell'altare del duomo, mentre il cardinale Sepe stava celebrando la santa messa, c'era un banchetto autorizzato presso il quale chiunque poteva acquistare gadget del santo partenopeo.
Facciamo così dato che i religiosi se lo dimenticano... io povera storica vi ricordo un passo del vangelo:
Giov. II. 13 Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori dal Tempio con le pecore e i buoi: gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, e ai venditori disse:" portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato."

16 set 2012

I nonni!

Interrompo un pò il ciclo su Barcellona perchè l'altro giorno mi sono messa a pensare una cosa... quanti di noi si godono davvero i propri nonni? E non mi riferisco a una questione affettiva ma intendo quanti di noi conoscono davvero i propri nonni? Stanno lì, sembra che non siano mai stati giovani, che siano stati sempre così come li vediamo con gli occhi di bambino... eppure loro sono i famosi giganti sulle cui spalle ci ergiamo come dei nani per vedere lontano. Mi nonno Francesco Bene, detto nonno Ciccio, l'ho sempre visto come un tipo strano che se ne andava in giro con abiti sgargianti e colorati insieme agli altri vecchietti amici suoi. Eppure dopo la sua morte l'ho conosciuto veramente. Carabiniere nei secoli fedele, che aveva partecipato alla seconda guerra mondiale ma soprattutto, aveva fatto parte della squadra che ha dato la caccia al bandito Giuliano in Sicilia. Poi c'era mio nonno paterno, Giuseppe Prossomariti, detto nonno Peppe, il quale per me è sempre stato il placido salumiere del viale principale di Laureana di Borrello, e invece si era fatto il deserto a piedi perchè era stato prigioniero degli inglesi, aveva vissuto diversi anni in Inghilterra dove aveva imparato l'inglese. E non è tutto; sapeva anche suonare la fisarmonica e il mio strumento preferito... il violino. Eppure io non l'ho mai sentito suonare. Quando ci veniva a trovare a Mondragone la mattina mentre aspettava per andare in bagno si aggirava sempre per casa con dei pantaloni classici, la canottiera bianca e le bretelle. I capelli erano sempre impomatati in stile Rodolfo Valentino e aveva sempre un pettine e un'asciugamano sul braccio in una posa compostissima.
Perchè aspettiamo così tanto per chiederci chi sono quelle persone che ci coccolano tanto e non chiedono mai niente in cambio se non un ti voglio bene? Perchè ci dimentichiamo che anche loro hanno amato, sofferto, vissuto proprio come noi?
Sono in possesso di un bagaglio culturale dal potenziale spaventoso, anche se a volte non lo sanno, e basterebbe lasciarli raccontare qualche momento della loro vita per tornare indietro nel tempo e vivere con loro delle esperienze stupende.

5 set 2012

Barcellona parte 6!

Sabato 11 agosto 2012: questo diario si sta protraendo più del previsto causa studio e ricerca lavoro della scrivente. Comunque torniamo a noi. Il sabato di questa settimana spagnola ci siamo recati presso Girona, sede di una delle province della Catalogna. Per raggiungere la meta abbiamo usufruito dei treni della Renfe, il biglietto costa 7,40 euro a tratta. Appena arrivati in città vi potrà sembrare che la gita non sia valsa la pena (del resto sono circa 1h e 30 di viaggio) ma vi basterà recarvi presso il centro storico per cambiare idea. Il centro può essere raggiunto a piedi (circa 15 minuti di cammino) o con il bus. Se decidete di andare a piedi vi consiglio di percorrere le mura antiche, vi permette di vedere la città dall'alto e di camminare lungo un camminamento di ronda romano... e non è cosa da poco. Vi ritroverete in una specie di giardino molto suggestivo e da lì ha inizio la città antica. Da visitare è sicuramente la Cattedrale della città, con 5 euro entrate e vi prendete l'audioguida che vi spiega un pò la storia e le trasformazioni subite dall'edificio. Il museo archeologico forse vale la pena solo per chi è amante del genere e soprattutto per chi è appassionato di preistoria, ma sicuramente non dovete perdevi i cd. bagni arabi. Cd. perchè in realtà sono stati realizzati alla maniera araba ma non sono stati costruiti dagli arabi. Il prezzo del biglietto è di soli 2 euro e quindi non incide per niente sul budget. Dopo un pranzo a base di pizza e una passeggiata abbiamo trovato delle splendide panchine un pò più lunghe di quelle tradizionali e abbiamo deciso di fare una pennichella lì prima di riprendere il treno alle 15:56. Mentre dormivamo una signora inglese ci ha svegliati e ci ha chiesto se eravamo gente del posto. Agostino, che quando viene svegliato nel bel mezzo della pennichella non è molto cordiale, ha detto: ma secondo te se eravamo di qua dormivamo su una panchina? Per fortuna lo ha detto in italiano, o meglio in napoletano, e alla signora ho tradotto con un semplice "no mi dispiace!".
Dopo il ritorno a casa ci siamo accasciati sul letto fino alle otto e poi siamo tornati alla Vaca Paca per un'altra abbuffata. Finita la cena ce ne siamo andati a Placa Espanya e poi alla Rambla per vivere finalmente Barcellona by night.... purtroppo però il sonno ha preso il sopravvento e alle 23 eravamo già in albergo, ma non prima di aver comprato per strada un orologio fatto con un disco in vinile e dopo essermi ritrovata le mani di un ladro nella tasca che però putroppo non ha trovato niente.

24 ago 2012

Barcellona parte 5!

Venerdì 10 agosto 2012: Mattinata intensa a base di Gaudì. Sveglia alle 7 e colazione da El Fornat in via Rossellò che ha delle splendide maddalena alle mandorle. Prima tappa Casa Milà, anche detta La Pedrera dato che sembra una cava di pietra. Se potete meglio andare prima a Casa Battlò (si pronuncia Bagliò) perchè la fila è più lunga e se andate in tarda mattinata vi ritrovate a fare i cosiddetti fumi dato che il sole batte a picchio sulla biglietteria. A casa Milà si giunge con la metro, fermata Diagonal. Il biglietto costa 16,50 euro, con la Barcellona Card 13 ma l'audioguida è a parte e serve altrimenti non capirete una mazza. Gaudì infatti tende a dare un simbolo o un significato a ogni singolo oggetto delle sue opere per cui se non avete una guida non capite un bel niente. Non saprete mai ad esempio che l'esterno della casa richiama il mare e i balconi sono come degli scogli rivestiti di alghe. Essendo ancora abitata, Casa Milà è visitabile solo in parte. Potrete vedere i due cortili attorno ai quali sono stati costruiti gli appartamenti; l'appartamento della famiglia Milà che commissionò lo stabile, la soffitta e la terrazza  con i camini in ceramica (o come dicevo io per far arrabbiare Agostino, fatti di scassatura: Ago diceva che non capivo niente ma tecnicamente era scassatura quella usata da Gaudì, il quale o rompeva delle mattonelle o le recuperava presso dei cantieri in cui i pezzi rotti dovevano essere buttati.). la costruzione dell'edifico impegnò l'architetto dal 1906 al 1910 e la particolarità dell'edificio è che non esiste una sola parete diritta.
Dopo è stata la volta di Casa Battlò commissionata da Josep Batlò i Casanovas. E' poco distante da Casa MIlà per cui la si raggiunge a piedi. Il prezzo del biglietto era 18, 25 euro, ma con la Barcellona card abbiamo pagato 14, 55 euro compreso di audioguida. Qui gaudì ha tentato di ricreare il mare con effetti coloristici favolosi (da non perdere la tromba delle scale con delle splendide mattonelle di varie tonalità di blu e dei vetri che creano un effetto sottomarino). La casa non è più abitata e quindi può essere visitata in ogni sua parte. Nel salone principale, che si trasforma in cappella aprendo le ante di una stanza adiacente, si può ascoltare l'organo. I balconi esterni della casa somigliano a delle enormi maschere di carnevale e sulla cima della facciata vi è un drago stilizzato. Le soffitte sono stupende per il loro sistema di areazione come tutta la casa del resto che è molto moderna in questo senso. Sul tetto potrete trovare altri comignoli in ceramica. Per completare il tour siamo andati a vedere anche casa Vicens (che essendo abitata è visibile solo dall'esterno) che però è per i cultori di Gaudì, da veri appassionati o per architetti con fidanzate pignole.
A pranzo siamo tornati al Passieg de Gracia dove si trova, al civico 21, il ristorante La Vaca Paca. Per soli 10 euro a pranzo e 11 a cena potete mangiare tutto quello che riuscite a ingerire e nel prezzo è compresa anche una bibita. In borsa comunque portatevi un pò di acqua in più perchè loro vi danno una bottiglina da 33 cl o un bichiere di vino o coca cola. Sono compresi nel prezzo anche frutta e gelato (vaniglia e cioccolato).
Dopo un meritato pisolino siamo andati al Museo Archeologico di Barcellona. C'era una stupenda mostra su Oetzi che valeva più di tutto il resto del museo a forte impronta preistorica. Salendo a piedi le pendici della collina di Monjuic (una sfacchinata) abbiamo preso la teleferica che porta al castello (7 euro anziché 9 andata e ritorno, sempre con la Barcellona card). Il castello è a libero accesso e vi permetterà di godervi la città dall'alto. C'è anche un bar carinissimo dove rifocillarvi.
Da lì siamo andati a piedi a prendere l'altra teleferica che taglia dall'alto la zona portuale. Il prezzo del biglietto è di 10 euro ma vale la pena. Scesi dalla teleferica ci siamo trovati vicino alla spiaggia di Barcellona che è tutta pubblica. In spagna le spiagge non possono essere privatizzate e sono molto pulite. Ci sono diversi chioschi quà e là e anche docce e bagni pubblici. Ovviamente il bagno va fatto nelle adiacenze della zona portuale e noi che veniamo dalla Campania Felix abbiamo evitato questa esperienza. Dopo una bella passeggiata sul lungomare abbiamo visto la cosiddetta balena e poi ci siamo avviati al Pans and Company per una cenetta molto easy.
Ovviamente alle 10 eravamo già crollati.

20 ago 2012

Barcellona parte 4!

Giovedì 9 agosto 2012: Appena svegliati ci siamo diretti alla Sagrada Familia, raggiungibile con la linea 5 della metro. Ovviamente se avete intenzione di andare a visitare questo enorme cantiere attivo da più di cento anni vi conviene andare di mattina presto. La chiesa apre alle 9 ma la fila è bella lunga già alle 8. Noi abbiamo dovuto aspettare circa 1 h per entrare nonostante il fatto che fossero abbastanza veloci alla biglietteria. Il prezzo del biglietto è 13 euro. Con la Barcellona Card si può avere uno sconto di 2 euro sulla combinazione biglietto+ audioguida. Se non siete dei veri malati di Gaudì non vale la pena comprare il biglietto combinato per visitare anche la sua casa al  Parco Guell. Personalmente ho preferito di gran lunga l'esterno dell'edificio provocando una discussione non indifferente con Agostino che, da buon architetto, mi ha detto che non capisco niente. A prescindere dai gusti di ogni singolo individuo questo edifico sacro non può non colpire, come non possono non colpire le statue di Josep Maria Sibirachs. le sculture che decorano le uniche due facciate ultimate, quella della passione e della natività, sono molto spigolose, quasi quadrate ma a mio parere rendono perfettamente il pathos degli eventi narrati. Le facciate della chiesa sono come delle pagine tramutate in pietra, nelle quali sono narrati gli eventi della nascita e della morte di Gesù Cristo. L'intera chiesa è pregna di simboli: quattro enormi torri che sono attorno a quella dove sorgerà la croce di Cristo rappresentano i 4 evangelisti mentre altre 12 torri più piccole (disposte a gruppi di 4 su 3 facciate) rappresentano i dodici apostoli. Nella cripta della chiesa è deposto il corpo del povero Gaudì che morì travolto da un tram. Quando andate a visitare la chiesa vi conviene chiedere l'audioguida o portarvi una buona guida che vi spieghi ogni singola scena delle facciate altrimenti vi perderete molto. Nel museo che si trova sotto la chiesa sono visibili plastici, progetti, modifiche e soprattutto vi potrete rendere conto di come sarà il progetto ultimato (pare nell'anno 2030 quando ovviamente tornerò a vederla ultimata).
Poi ci siamo spostati alle pendici di Monjuic dove siamo andati a visitare il Pavellò Mies van der Rohe. A meno che non siate dotati di fidanzato architetto evitate di pagare il biglietto per entrare, si vede tutto benissimo dall'esterno. Questo padiglione, costruito all'epoca dell'esposizione universale del 1929 fu poi smantellato e solo in un secondo momento ricostruito.
Proseguendo a piedi si raggiunge agevolmente il Poblet Espanyol. Costruito anche questo in occasione dell'esposizione universale del 1929, è un villaggio volto ad esaltare gli stili architettonici spagnoli e l'artigianato. Il biglietto costa 9 euro (7 con la Barcellona Card) e potrete sbizzarrirvi non solo a fare foto ma anche a curiosare in giro per negozi (alcuni molto cari, altri meno). Da vedere assolutamente sono la vetreria (dove potrete assistere alla lavorazione di oggetti di vetro) e soprattutto la casa della cioccolata. Si tratta di un piccolo negozietto dove potrete comprare anche un solo cioccolatino per gustarvi il piacere della cioccolata (assaggiate il cioccolatino a marzapane è ottimo).
Per pranzo siamo andati nella zona di Piazza Jaume I. In un vicoletto si trova il ristorante El Cid. In realtà si tratta di una bettola ma la paella è molto buona, soprattutto quella del segnorito (ci sono i frutti di mare già sbucciati).
Dopo la pennichella pomeridiana è la volta del Park Guell. All'andata vi conviene scendere alla fermata Vallcarca della linea 3; si deve camminare un pò ma è in discesa e quel poco che c'è in salita è per lo più con le scale mobili. Al ritorno uscite dall'entrata principale, quella dove c'è il geco decorato in ceramica e andate alla fermata Lesseps sempre della linea 3 (è una bella passeggiata ma è in discesa e comunque c'è anche un bus volendo). Nel parco sostanzialmente dovete gironzolare e fare foto a tutto spiano perché è tutto molto colorato e surreale. Vi capiterà sicuramente anche di incontrare i Microguagua, un gruppo che suona spesso nel parco ed è molto conosciuto. Fermatevi ad ascoltarli un pò, sono  bravi e simpaticissimi. Volento sulla cima della croce che è nella parte alta del parco c'è anche un rockettaro pazzo se siete più orientati per quel genere.
Ovviamente la sera eravamo distrutti e così ci siamo fermati da Pans e Company e ci siamo fatti un bel menù con panino e patatas bravas.

16 ago 2012

Barcellona parte 3!

Mercoledì 8 agosto 2012: Cominciamo la mattinata prendendo la metro per recarci alla fermata Arc de Trionf. Una volta arrivati abbiamo fatto colazione in un bar molto carino ed economico. L'arco segna l'accesso alla zona della mostra universale tenutasi a Barcellona nel 1888 e fu progettato e realizzato dall'architetto Josep Fontseré aiutato da un ancora studente Antoni Gaudì. La mostra ebbe luogo nel Parco de la Ciutadella, così chiamato perchè nel 1715 Filippo V di Spagna diede inizio in questa zona alla costruzione di una cittadella fortificata a forma di stella. Il complesso fu ultimato 5 anni dopo e doveva ospitare una guarnigione addetta al controllo della città, la quale si era ribellata al governo spagnolo per appoggiare i Francesi. Nel 1878 la cittadella fu distrutta e l'area in cui si trovava fu trasformata in un parco. All'interno di questo parco potrete vedere due splendidi laghetti e diversi edifici che ospitano il museo di scienze naturali (al momento chiuso per lavori) e il parlamento catalano. Nella parte terminale del parco c'è lo zoo della città. Il biglietto di ingresso costa 17 euro ma con la Barcellona Card si risparmiano 3,50 euro. Siamo rimasti circa quattro ore, dalle 10 alle 14, a osservare animali di ogni genere, da i più comuni ai più rari. Nel prezzo del biglietto è compreso lo spettacolo dei delfini (sono quattro, uno ogni ora a partire dalle 11:30) e dei leoni marini (spettacolo unico alle ore 13:00). Nello zoo, che è tenuto molto bene e permette al visitatore di avvicinarsi molto agli animali nella massima sicurezza, ho visto animali che non avevo mai visto prima: castori, tartarughe giganti di più di 150 anni, il drago di comodo, triceratopi, tucani, castori, gnu e anche i più classici leoni, gorilla, ippopotami, zebre, struzzi e così via. All'interno del parco c'è un ristorante ma ci sono anche diversi chioschetti dove poter mangiare. Noi abbiamo scelto quello che si trova di fronte alla vasca delle foche dove c'era una bella terrazzina dove sedersi.
Il pomeriggio invece abbiamo fatto un tour de force per vedere poco e niente. La prima tappa è stata all'aquarium della città dove si arriva scendendo alla fermata della metro Barceloneta e passeggiando a piedi lungo il porto. Molto pubblicizzato, molto caro (18,50 euro, meno 3,50 con la Barcellona Card) ma decisamente poco interessante. Fatta eccezione per la vasca centrale nella quale sono ospitati vari pesci interessanti, il prezzo non vale nè la fila fatta nè la visita. Una volta usciti ci siamo fatti una passeggiata sulla rambla del mar e siamo andati a prendere la golondrinas. Si tratta di una barca che porta i turisti a fare un giro del porto della città, giro che per i possessori di Barcellona Card è gratuito. La visita dura circa 35 minuti durante i quali avrete la possibilità di godervi tutta la zona di carico e scarico del porto. A seguire abbiamo tentato di visitare il Mirador di Colombo sul quale si può salire con un ascensore e vedere la città dall'alto. Questo in teoria perchè in pratica l'ascensore era rotto e quindi siamo rimasti giù. La colonna con la statua di Colombo è stata collocata nel punto in cui si diceva fosse sbarcato il genovese di ritorno dalle Americhe e un tempo era uno dei punti più alti della città. Fu costruito nel 1888 in occasione dell'Esposizione Universale del 1888.
A questo punto abbiamo tentato una visita del museo marittimo della città. Il biglietto è costato solo 2,50 euro perchè la gran parte del museo era in fase di ristrutturazione. L'esposizione è collocata nelle Drassanes, gli arsenali di Barcellona e quindi vale la pena di fare un giretto anche solo per vedere parte di questi monumentali edifici.
Dopo aver girato per ogni dove e aver trovato tutto chiuso o parzialmente chiuso siamo andati finalmente a mangiare, ma anche questa volta non siamo stati molto fortunati. Abbiamo mangiato delle tapas (stuzzicchini) di verdure, pesce e carne, un'accozzaglia propostaci dal locale in cui siamo andati e decisamente poco apprezzata dal mio stomaco.

14 ago 2012

Barcellona parte 2.

Martedì 7 agosto 2012: il nostro primo vero giorno a Barcellona. Come prima cosa siamo andati a visitare la Cattedrale della città che si trova nel quartiere gotico, vale a dire quello più antico. Scendendo alla fermata Urquinaona e percorrendo via Laietana ci si trova a vedere la facciata della cattedrale da un vicoletto ed è una splendida visuale. La visita alla cattedrale è gratuita, tranne che per la zona del coro che, essendo accessibile solo con la guida, richiede un biglietto di 2,50 euro. Mi raccomando portatevi uno scialle oppure indossate dei pantaloni lunghi fino al ginocchio altrimenti non vi fanno entrare. Da visitare è sicuramente anche il chiostro della cattedrale dove c'è una piccola statua di San Giorgio, il patrono della Catalogna. Nella cripta della chiesa è invece il sepolcro di santa Eulalia, patrona di Barcellona. Sempre mantenendovi nella zona antica della città è possibile visitare il museo della storia della città presso la Piazza del Rei. Con la Barcellona Card si entra gratis e l'audioguida è inclusa. Il museo presenta un bella collezione di pezzi risalenti all'antica Barcellona, quella fondata dagli Iberici della tribù dei Laietani e quella più tarda di età augustea detta Barcino. Il nome della città, secondo alcuni, deriverebbe dal nome Barca, appartenente alla famiglia di Annibale, infatti, si dice che la città avrebbe assunto questo nome grazie al padre di Annibale. Un video (anche in inglese) presenta molto bene l'evoluzione della città nel corso dei secoli, evidenziando il forte espansionismo che ha caratterizzato gli ultimi due secoli. Scendendo ai piani inferiori (sotterranei) potrete ammirare una parte degli edifici antichi della città: le mura cittadine, una fabbrica di vino, garum e pesce salto, una lavanderia con tanto di tintoria (in una vasca si vedono i resti del blu egiziano usato per tingere le stoffe) e i resti della cattedrale paleocristiana. Per finire potrete entrare nella sala del Tinell nella quale Ferdinando D'Aragona e Isabella di Castiglia accolsero Cristoforo Colombo di ritorno da uno dei suoi viaggi nelleAmeriche. Sempre in questa sala si riuniva il tribunale dell'Inquisizione... attenti a dire le bugie, pare che le mura si muovano ogni qualvolta qualcuno dichiari il falso.
Intorno alle 14:30 siamo andati al Palau de la Musica. Costo del biglietto per la visita (obbligatoriamente guidata) 17 euro, con Barcellona Card 13,60. La guida è molto brava e il palazzo è stupendo. Progettato da Luis Domenech i Montaner, uno dei più grandi architetti modernisti di Barcellona insieme a Gaudì, il palazzo fu costruito con i fondi elargiti dalla comunità, delle donazioni in pratica, per dare un luogo dove esibirsi ai membri della Orfeo Català. La Orrfeo Català è un coro di dilettanti attivo dalla fine dell'800 e ancora oggi costituito da cantanti non professionisti. Al Palau si esibiscono diversi generi di artisti ospitati sul magnifico palco che si allunga e accorcia a seconda delle esigenze. Durante la visita la guida vi spiegherà ogni dettaglio di questo splendido edificio e vi farà anche ascoltare un brano eseguito con l'organo che si trova nella parte alta del palco. Terminata la visita siamo andati da Starbucks per un frappuccino. Considerando che questa "bontà" costa 4,30 euro, vi conviene andare da Mc Donald e farvi fare un milkshake, costa meno ed è più buono (e ve lo dice una che con Mc Donald non ci lega tanto).
Ora 16:30 Palau Guell. Avevamo prenotato in mattinata la visita a questo splendido palazzo progettato da Gaudì per il suo più importante e assiduo mecenate, Eusebi Guell. L'ingresso al Palau costa 10 euro (nessuno sconto purtroppo) e comprende l'audioguida. Questo palazzo, ultimato nel 1889, presenta già tutte le caratteristiche dell'architetture tipica di Gaudì, anche i comignoli in ceramica colorata.
Ultima tappa della giornata la Cattedrale del Mare. Ci siamo letteralmente schiantati sulle panche della chiesa e ci siamo goduti l'atmosfera di questa stupenda chiesa.
La sera, desiderosi di una bella paella, ci siamo fermati a un ristorante in via Ferran 15, Mikel Etxea, che proponeva 2 tapas (stuzzichini) e una paella a 12,50 euro. All'inizio stavamo per andare via perché non si potevano scegliere i tapas.... l'avessimo fatto. Ci siamo ritrovati di fronte delle patatas bravas (patate con salsa piccante e maionese) che avevano fatto il 15/18 e una paella completamente attaccata e bruciata. Alla fine ci siamo resi conto che una birra da 50 cl ci era costata 6,50 e una bottiglietta d'acqua da 33cl (si si 33) 2,80 euro. Io stavo per spaccare il piatto della paella in testa al proprietario ma Agostino mi ha convinta a desistere. Comunque vi consigli caldamente di evitare quel posto... fidatevi!

13 ago 2012

Diario di viaggio in differita: Barcellona parte 1!

Lunedì 6 agosto 2012: ore 9 partenza da casa direzione aeroporto di Capodichino. Perché siamo partiti alle 9 se l'aereo è alle 12 e 30? Perchè io sono un'ansiosa cronica. Tra le varie fisse che mi ero presa c'era il peso del bagaglio a mano: l'Alitalia impone non più di 8 kg per collo. Agostino mi aveva detto "tesò non ti preoccupare questo fa si e no 7,5 kg". Arrivati all'aeroporto il mio bagaglio pesa 9,5 kg e così scatta il "te l'avevo detto!" (ovviamente pronunciato in tono acido e saccente, con tanto di pugni appoggiati sui fianchi modello Mussolini). Dopo aver mostrato la nostra biancheria e mezzo aeroporto e aver risistemato le borse siamo pronti per la partenza.
Il volo per Barcellona ci è costato 265 euro in due (andata e ritorno). Lo abbiamo acquistato a gennaio e aveva una sola pecca: uno scalo di 4 ore all'aeroporto di Linate all'andata. Pazienza! per fortuna c'erano le olimpiadi e la mia radiolina a tenerci compagnia e il tempo è passato abbastanza velocemente.
Il volo da Milano ovviamente è partito in ritardo e siamo arrivati a Barcellona alle 22. Pensavamo di trovarci di fronte una stazione stile Napoli Piazza Garibaldi e invece ci siamo ritrovati in un quartiere pulito e tranquillo. Il nostro albergo, l' Hostal R Sans, si trovava, infatti, nei pressi della stazione ferroviaria Barcellona Sans in un quartiere tranquillo e molto piacevole. La metro era proprio di fronte all'albergo (Linea 5 e 1) e in massimo 5 minuti si raggiungeva il centro e qualsiasi altro punto di interesse della città. La metro a Barcellona è precisissima e al massimo vi tocca aspettare 5 minuti per un treno. Via internet abbiamo comprato la Barcellona Card con il 10 % di sconto. Questa carta, che vale (a seconda della scelta) 2/3/4/5 giorni, vi permette di prendere tutti i mezzi pubblici della città, di entrare gratis in alcuni musei e di avere dal 20 al 30% di sconto nei musei privati (come ad esempio tutte le case di Gaudì che sono davvero costose, circa 16 euro ognuna). In realtà esistono anche delle carte da 2/3/4/5 giorni che servono solo per i mezzi pubblici ma non convengono se volete visitare anche i musei.
L'albergo ci è costato 364 euro per sette giorni. Prenotando in anticipo con booking.com vi potete assicurare l'albergo che volete pur avendo la possibilità di annullare la prenotazione fino a circa 2 giorni dalla partenza. L'Hostal R Sans è un palazzone enorme con tante stanze, con bagno privato o comune, come preferite. Il personale è molto garbato ma purtroppo non va molto d'accordo con l'inglese, come tutti gli spagnoli del resto. La colazione non era inclusa ma c'è un distributore al secondo piano dove potete godervi un bel caffè :-( o procurarvi dell'acqua fresca per la notte.
Essendo arrivati alle 22 la prima sera ci siamo arrangiati con uno dei tanti ristorantini che sono nella zona dell'albergo. Si tratta per lo più di ristoranti esotici ma Pizza Planet serve anche piatti locali (per così dire!), oppure potete optare per Pans & Company, una catena stile Mac Donald ma decisamente meno malsano.

5 lug 2012

chiese, capuzzelle e anime del purgatorio!

Di recente mi sono data alla scoperta della mi amata città di Napoli, che come ogni buon cittadino ho sempre dato un pò per scontato. Questa settimana però mi sono dedicata per lo più al sottosuolo e agli scheletri. Beh detto così può sembrare un pò lugubre e in effetti lo è. Sono stata prima a visitare la chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio, dove ho scoperto che il culto dei morti a Napoli si è spinto fino all'adozione delle capuzzelle, vale a dire dei teschi dei defunti ignoti. Tutta la chiesa è caratterizzata da elementi che rinviano alla morte, anche nella decorazione: ci sono teschi di metallo e pietre, tibie incrociate e un enorme bassorilievo rappresentante la morte dietro l'altare. Una specie di enorme memento mori. Come si faceva ad adottare una capuzzella e quali erano i vantaggi? Nel '600 non esistendo le onlus tipo Amref e Unicef si provvedeva in questo modo: quando la capuzzella vi veniva in sogno per chiedervi aiuto, vi facevate spiegare per bene dove si trovava esattamente e così dal giorno successivo potevate adottarla e prendervene cura. I vantaggi? Beh la capuzzella ci guadagnava una bella rinfrescata (il cosiddetto refrigerio delle anime purganti) e chi procedeva con l'adozione guadagnava un buono per una grazia.
La mia seconda tappa è stata alle catacombe di San Gaudioso, decisamente molto più inquietanti di quelle di San Gennaro per almeno due motivi: prima di tutto la guida provvede a farvi visitare gli scolatoi e a spiegare nel dettaglio questa pratica tipicamente spagnola. In sostanza i morti, prima di essere sepolti, venivano messi legati su una specie di sedia scavata nel tufo, sotto la quale era disposto un cantaro. In questo vaso piano piano sarebbero scolati tutti il liquidi del defunto che nell'arco di circa 2 o 3 anni (data la notevole umidità) si seccava. Se il povero cristo si seccava troppo lentamente interveniva lo schiattamorto che provvedeva a punzecchiare il cadavere per velocizzare la procedura. Il povero schiattamorto (o becchino) si era guadagnato questo nome non solo per questa particolare pratica di foratura ma anche e soprattutto perchè per posizionare i corpi irrigiditi nelle nicchie spesso gli si doveva spezzare le ossa, e quindi schiattarlo. Dalla pratica della scolatura è nato anche il famoso detto napoletano "puozza sculà!" cioè che tu possa crepare e quindi essere messo a scolare.
Lungo le pareti della piccola catacomba sono allineati tanti affreschi rappresentanti degli scheletri (con la gonna se si tratta di signore - e non scherzo!) e al posto della testa un bel teschio incastrato nel muro.
Questo macabro tour si è concluso al cimitero delle Fontanelle dove ci sono intere gallerie di testi e ossa accumulati in perfetto ordine. Questa specie di fossa comune enorme è nata nel '600 quando il numero dei morti a Napoli fu veramente allucinante a causa di pestilenze, eruzioni e quant'altro.
Vale la pena fare questo giro, tanto come dicono qui a Napoli, bisogna avere paura dei vivi e non dei morti!

26 giu 2012

Biografia non autorizzata di Sara Prossomariti

Un mio caro amico, leggendo delle mie dis/avventure sul mio blog ha deciso di scrivere una biografia (particolarmente romanzata) non autorizzata della mia vita.
Dato che è stupenda e divertentissima la condivido sul mio blog.... buon divertimento!


Sara Prossomariti nacque a in un anno imprecisato della fine del XX secolo da Babbo Geppetto, valente falegname specializzato nell’arte presepiale e già noto per una precedente genitura adulterina di nome Pinocchio, e da Ipazia D’Alessandria, attricetta di avanspettacolo molto apprezzata per i suoi “numeri”, che l’avevano resa famosa in tutto il mediterraneo meridionale  suscitando la gelosia di molti suoi conterranei meno dotati. Dal felice incrocio genetico venne fuori una bambina di aspetto molto piacevole, che univa un’innata propensione per la matematica ad una vivacità eclettica e speculativa orientata alle varie branche dello scibile umano. Unico, lieve difetto della bimba era l’assenza della testa, in quanto il longilineo e armonioso corpo era limitato superiormente dal solo collo. La cosa impensieriva non poco i suoi genitori, imbarazzati nelle loro frequentazioni quotidiane nel presentare una bimba che, pur dotata di capacità e qualità ben superiori alle sue coetanee, era priva dell’attributo terminale del corpo che altri consideravano particolarmente indispensabile. Fu Geppetto che, dopo giorni e giorni di ponderate riflessioni, trovò la soluzione al problema annunciando trionfante alla moglie: “si ‘na cosa adda durà ‘e lignammo le ha fa!”. Si mise quindi alla ricerca di un materiale di qualità che gli consentisse di ricavare un manufatto che si integrasse armonicamente col corpo della fanciulla e, dopo innumerevoli tentativi, riuscì a trovare un solido pezzo di legno di cedro del libano che, sebbene rivelasse una certa vetustà, gli consentiva di produrre la testa desiderata. Il poveretto, tuttavia ignorava che l’acquisto perfezionato al mercato delle pulci del Cairo proveniva dall’albero maestro di un’imbarcazione fenicia miracolosamente trovata integra da un gruppo di tombaroli egiziani. Per questo motivo l’inserimento della testa nel collo della fanciulla produsse una particolare, quanto sorprendente, congiunzione di interessi, in quanto alla naturale predisposizione per le scienze matematiche la bimba associò un’incontenibile inclinazione per la storia antica. Inizialmente tali doti rimasero allo stato di attitudine talentuosa senza mostrare tutta la loro enorme potenzialità, in quanto la piccola Sara cresceva percorrendo i normali percorsi evolutivi dei suoi coetanei, pur dando ogni tanto segni di evidente ecletticità, che alcuni ritenevano stravaganti. Talvolta, anzi, la sua vulcanica e incontenibile estrosità la portava ad assumere comportamenti di disarmante originalità, al punto da indurla a considerare particolarmente divertente trascorrere intere giornate al cimitero trastullandosi tra tombe e lampade votive. In qualche circostanza veniva addirittura assalita da un senso di gioiosa onnipotenza, al punto di fermarsi presso i loculi più appariscenti gridando fino allo spasimo “Lazzaro,vieni fuori”. Tuttavia, constatato che tutti i suoi tentativi venivano frustrati e, soprattutto, che non era in grado di camminare sulle acque dei lidi di Mondragone, il suo estro in materia si inaridì  e cominciò a dedicarsi ad imprese a più basso contenuto paranormale, peraltro sempre condite di eccessi di vivacità e di “rompiscatolità” (licenza poetica). La bambina cresceva sana ed esuberante e, parallelamente, cresceva in lei il bisogno di contatti sempre più energici e vigorosi con i suoi coetanei, al punto di sfociare in interminabili litigi. Anzi, la sua predisposizione al litigio, procurandole un piacere sottile e perverso, la condusse a polemizzare e questionare con tutti al punto che, una sera, al ritorno di una festa, in piena esaltazione analcolica, riuscì a litigare con se stessa per oltre tre ore cu chi aveva la precedenza di entrare in casa. I genitori, preoccupati per l’indomita effervescenza della piccola, che mal si adattava ad un regime regolato da norme condivise, pensarono di incanalare la sua esuberanza facendole acquisire, nel contempo, quelle nozioni che le consentissero di esprimere appieno le sue notevoli qualità, e la iscrissero alla scuola elementare. Qui la piccola Sara ebbe modo di dimostrare subito la sua versatilità riuscendo a ripetere solo due anni la prima, tre la terza e cinque la quinta, ottenendo a ventuno anni la licenza elementare col massimo dei voti. Il ventunesimo fu un anno di svolta nella vita di Sara poiché, resasi conto che la sua inclinazione al litigio rendeva insopportabile l’esistenza a chi l’avvicinava, decise di mitigare le asperità del suo carattere dedicandosi ad uno studio “matto e disperato”. La decisione ebbe un benefico effetto su Sara (anche se non modificò di una virgola la sua vena polemica) che, grazie ai consigli del Prof. Cepu (e tantissimi pollastri donati dai famigliari) riuscì in soli sei mesi a conseguire la maturità scientifica, la laurea triennale e due lauree magistrali in Storia e Archeologia. Da qui prese il volo la fortuna di Sara, e qui avvenne l’evento che segnò indelebilmente la sua vita: l’incontro con Agostino Castellano. Costui era un giovane di bell’aspetto e di positive speranze che, fin da piccolo aveva mostrato particolare predisposizione per l’architettura, costruendo milioni di castelli di sabbia sul litorale della natia Maiori e della contigua Minori. Tuttavia, l’infanzia,  l’adolescenza e la prima gioventù di Agostino erano state funestate da una sorte perversa che si era accanita su di lui con eccessiva malevolenza: infatti dall’età di cinque anni il Nostro aveva manifestato sintomi di “tifo milanista pernicioso degenerante”, una malattia dallo sviluppo lento ma inesorabile che poteva portare alla tomba per la mancanza di medicine adatte a frenarne il decorso. Invano i genitori di Agostino si erano rivolti ai più famosi luminari dell’arte medica e a ben poco erano serviti i rimedi che via, via venivano consigliati. Finchè, in un fausto giorno, un consulto tra Rita Levi Montalcini e Arrigo Sacchi riuscì a mettere a punto una terapia in grado di fermare e debellare il deleterio morbo. La cura, seppure non ortodossa nei termini della medicina ufficiale, consisteva nell’incanalare i malefici effetti della malattia in un percorso che li portava a scontrarsi con l’energia debilitante della litigiosità e della polemica, in modo che ,soccombendo ad essi, non potessero più avere efficacia sulla salute di Agostino. La cura, ovviamente, non poteva che essere a tempo indefinito per cui Agostino, per una corretta profilassi, doveva conformarsi alle caratteristiche  vessatorie e “rompicoglionistiche” (altra licenza poetica) dell’elemento con cui il connubio risultasse armonico. E l’incontro con Sara fu illuminante. Erano le persone che, inconsapevolmente, si cercavano da una vita. Da quel giorno le loro esistenze assunsero un andamento esaltante e gioioso: Sara aveva trovato su chi sfogare la propria esuberanza polemica e litigiosa, Agostino riacquistava ogni giorno vigore e una salute soddisfacente. E la storia continua…. E continuerà almeno fino alle nozze di diamante. 

Vittorio Palma

25 giu 2012

Parte 23: Totò e Peppino in giro per il mondo!


Agostino ha anche salvato uno degli impiegati della segreteria della facoltà di Lettere dalla mia furia omicida. Avevo appena firmato la camicia del mio ultimo esame prima della laurea, quando mi accorgo che la professoressa aveva fatto un errore. Così sono andata in segreteria a effettuare una correzione con uno dei responsabili.
Si trattava di una formalità…ma si è trasformato in un dramma.
§  Salve, avrei un problema!
§  E io che devo fare? – mi risponde garbatamente l’impiegato.
§  Un momento se mi fate parlare. La prof. ha fatto un errore nel registrare questo esame. Dobbiamo fare una correzione. Una cosa da niente.
§  Vediamo.
Dopo aver guardato per un po’ la camicia, mi comunica:
§  signorina questo esame non è nel suo piano di studi. Non è valido!
Agostino, che era con me si è accorto subito che stavo cominciando a innervosirmi.
§  come non è valido. È il mio ultimo esame tra venticinque giorni mi devo laureare.
§  E io che devo fare.
§  Ma ci deve essere un errore. L’esame era segnalato nel piano di studi pubblicato sulla guida dello studente.
§  Ah si ma quelli della guida scrivono quello che vogliono.
La pressione ormai mi era arrivata alle stelle. Fuori pioveva e così noi avevamo l’ombrello. O meglio “io” avevo l’ombrello in mano. Mentre parlavo con l’impiegato ho cominciato ad agitarlo. Agostino se ne è accorto e ha tentato di togliermelo prima che lo usassi come arma impropria. Alla fine il problema è stato risolto. L’idiota con cui avevo parlato non aveva registrato una circolare inviatagli due anni prima e così a lui non risultava quell’esame nel piano di studi da me scelto.
Il secondo viaggio con il mio fidanzato ha avuto come meta la mia tanto amata Grecia, in modo particolare l’isola di Creta. Siamo stati tre giorni ad Atene. L’ho portato in pellegrinaggio per i luoghi del mio Erasmus. Era come se volessi condividere con lui una parte fantastica della mia vita.
Siamo andati in giro per la capitale greca in fiamme. In realtà la situazione era abbastanza tragica in quel periodo. L’Italia e la Grecia erano devastate da una serie di incendi di notevoli proporzioni. Tutti erano preoccupati. Noi, eravamo in pensiero per i miei che erano sulla Salerno-Reggio Calabria ed erano stati deviati per via delle fiamme. I miei, erano preoccupati per noi due, perché le notizie dalla Grecia non erano rassicuranti. In tutto questo preoccuparci ci siamo dimenticati dei genitori di Agostino. Considerati fuori pericolo, in realtà sono stati gli unici ad essere evacuati con la casa a rischio di incendio.
Quando eravamo a Creta ci hanno dato una notizia nefasta. Forse l’aeroporto di Atene sarebbe rimasto chiuso per qualche giorno a causa dell’incendio.
E ora come torniamo a casa?
Chiamo mia madre e le chiedo di cercare su internet il numero del consolato italiano. Mia madre, che era anche lei in vacanza, ha girato il messaggio a mia sorella che era rimasta a casa. La poverina, allarmata, senza chiedere spiegazioni ha subito cercato tutte le informazioni per poi comunicarle via sms in questi termini:
“Consolato generale d’Italia ad Atene, Leoforos Elefterios Venizelos (Thiseios) 135-137 Kallithea tel. 0030 210 9531523… mamma ma che è successo? Hanno arrestato Sara?”
Che considerazione che ha di me la mia famiglia.
A Mátala, sull’isola di Creta, in un ristorantino sulla spiaggia abbiamo conosciuto un signore (il proprietario del locale). Lui è venuto a prendere l’ordinazione. Ebbene credimi se ti dico che era Zorba in persona. Ho ordinato in greco, ma poi ho detto una cosa al mio ragazzo e così Zorba ha capito che ero italiana e ha cominciato a gridare:
  • Oh Italida. Italida. Paola?
  • no
  • Maria?
  • No
  • Laura?
  • No
  • ok Laura.
È così che sono stata ribattezzata con il nome di Laura per il resto della giornata.
Zorba ci ha chiesto di attendere la cameriera che sarebbe venuta prontamente con le portate.
Dopo pochi minuti ci siamo trovati davanti una signora minuscola. Sembrava una Polly Pocket. Ma la cosa più assurda era che aveva almeno ottanta anni. Mi è venuta la voglia di dirle… “prego si sieda faccio io”.
La trattoria era a conduzione familiare, vale a dire che Zorba alla veneranda età di settant’anni era il piccolino di casa. Infatti la cameriera era sua madre e il fratello maggiore era il cuoco.
Abbiamo mangiato benissimo e siccome i greci sono molto ospitali soprattutto con chi prova o sa parlare la loro lingua, a fine pranzo ci siamo ritrovati con tanti pezzi di frutta su un piattone, il tutto offerto dalla casa.
Siamo tornati al nostro albergo ad Aghios Nikolaos con la nostra macchinina in affitto presa presso un concessionario che con tanta fantasia si chiamava “Zorba’s rent a car”.
Dopo una giornata in un acqua park di cui non dimenticherò mai il nome (si chiamava Watercity e si trovava ad Anopolis) al mio ragazzo è venuto qualche decimo di febbre. Credo avesse preso un’insolazione. Siccome aveva già avuto un po’ di “problemini” nei giorni precedenti, ho deciso di scrivere un resoconto dettagliato a mia madre, via sms:
“Allora ricapitoliamo, Ago ha ancora la “palla” nel braccio (trattasi di un piccolo bozzo nel braccio di natura sconosciuta) e l’eritema solare sul gomito, ma ha anche battuto la testa sotto un cartello stradale e si è preso la febbre. Che faccio?”.
Conoscendo mia madre avrei dovuto aspettarmi quella la risposta. Un messaggio laconico diceva semplicemente “Buttalo…”.
Io e il mio fidanzato viaggiamo molto ma soprattutto viaggiamo organizzati. Ogni volta che partiamo stilo un programma dettagliatissimo delle cose da fare. Una specie di tour de force. Siamo stati a Parigi, ovviamente ad Atene e a Berlino recentemente. In viaggio sembriamo Totò e Peppino a Milano, ne combiniamo di tutti i colori.
A Berlino in giro per un quartiere periferico ci siamo imbattuti in alcune signore che parlavano con una cadenza strana. C’è bisogno di spiegare una cosa però, altrimenti non ci capiamo. A Napoli si usa chiamare “vaiasse” quelle donne che hanno la tendenza a fare scenate per strada, a gridare, in pratica ad essere molto rumorose e plateali. Data la cadenza con la quale parlavano queste donne il mio ragazzo mi ha detto:
§  vedi ci sono le vaiasse anche a Berlin!
 Giusto il tempo di fare qualche passo per renderci conto che le vaiasse erano di importazione in quanto, una delle due ha urlato all’altra:
§  va buò t’aspetto cà[1].
L’handicap maggiore che abbiamo avuto nella capitale tedesca è stata la lingua, precisamente l’inglese. Non pensare subito male, non ero io che non lo sapevo parlare (anche se lo parlo come Totò parla il francese) ma erano loro. Un giorno eravamo al ristorante del Ka De We dove, aperta e chiusa parentesi, abbiamo pagato 10 euro un piatto di pasta...va beh, tu dirai “chi te lo ha fatto fare di andare a prendere un piatto di pasta in Germania e nel locale più costoso della città”, comunque lasciamo stare. Una cameriera si è avvicinata ad uno dei banconi del self service e ci ha detto qualcosa in tedesco, ma noi figurati se abbiamo capito qualcosa. Abbiamo detto alla signora:
§  we don’t speack German.
Lei ha ripetuto la frase in tedesco; a quel punto il mio ragazzo si è incazzato e ha detto:
§  we! Non è che se me la ripeti imparo il tedesco e ti capisco così all’improvviso.
Oltre ai viaggi ho anche una passione per la musica classica. Una sera ho portato il mio ragazzo a vedere la Traviata al San Carlo. Bellissima, ma all’ultimo atto non vedevamo l’ora che la protagonista morisse. Dopo lo spettacolo stavamo morendo di fame e l’unico posto aperto era il nostro ristorante cinese. Dico nostro perché ormai è talmente tanto di quel tempo che andiamo lì che quando arriviamo la cameriera non ci fa neanche più ordinare….prendiamo sempre le stesse cose. Quella sera stavano chiudendo quando siamo arrivati. Ci è venuto il serio sospetto che qualcuno potesse sputare nel nostro piatto dato che li avevamo fatti rimanere lì un’ora in più. Io quando ho lavorato nella pizzeria di mio zio ci avrei pensato seriamente.
Il mio ragazzo è quasi perfetto, purtroppo ha un neo bruttissimo, tifa per il Milan. A Napoli è come avere la peste, l’unica cosa peggiore di questa è tifare Juve. Da quando sto con lui ho cominciato a vedere partite di calcio e programmi sportivi. Mi sono anche fatta convincere ad andare allo stadio San Paolo a vedere la partita Napoli-Milan….tra i tifosi napoletani. Un’ansia! All’ingresso i poliziotti mi hanno perquisito la borsa e mi hanno fatto buttare due bottigline d’acqua dicendo che avrei potuto lanciarle e usarle quindi come “arma impropria”. Arrivati dentro però assistiamo alla seguente scena; un ragazzo si mette le mani nelle mutande e comincia a cercare. La mia faccia era uno spettacolo. Non riuscivo a capire cosa stesse facendo. Stava “solo” prendendo un fumogeno che aveva nascosto nel posto  che riteneva più sicuro.
Dopo questa esperienza e l’impossibilità di Agostino ad esultare in quelle condizioni, abbiamo deciso di andare a vedere qualche partita a Milano.
Ci lamentiamo continuamente dei difetti l’uno dell’altra, ma alla fine non riusciamo a vivere senza quelle cose così irritanti e così siamo ancora felicemente insieme. Ma soprattutto stiamo organizzando un altro viaggio….


[1] Trad. Va bene ti aspetto qui.

20 giu 2012

Parte 22: Quel povero disgraziato di Agostino parte 2 - il nostro primo anniversario


Insieme abbiamo viaggiato molto. Per il nostro primo anniversario, molto romanticamente e prevedibilmente, siamo andati a Parigi.
Abbiamo deciso di partire in treno, o come mi ricorda sempre Agostino, “ho deciso” di partire in treno. Era economico e mi sembrava particolare. In effetti è stato così. Il nostro arrivo nella capitale dell’amore è stato fantastico. Erano le sette di mattina, c’era una nebbia molto fitta ed un freddo pungente, ma a noi è sembrato il panorama più bello mai visto prima. Ci siamo messi, cappello e cappotto e siamo andati all’albergo.
Avevamo tanta paura, era la prima vacanza insieme, non sapevamo che tipo di viaggiatore era il nostro compagno e c’era il rischio di litigare o comunque di non pensarla allo stesso modo. Abbiamo invece scoperto con piacere che a tutti e due piaceva macinare chilometri e chilometri e vedere ogni piccolo angolo di quella stupenda città. Anche qui, come al solito non ci siamo smentiti e ce ne sono successe di tutti i colori nel bene e nel male.
Dopo due giorni nella capitale, quando eravamo già stati a Versaille e al Museo D’Orsey e quindi avevamo accumulato quasi trecento fotografie, siamo andati al Pantheon. Qui una guida spiegava ai turisti come il Pantheon di Roma somigliasse a quello di Parigi. Il mio istinto patriottico e, soprattutto l’archeologo che è in me, mi ha portato da quella gentile signora,  per dirle che il grande Agrippa aveva costruito il Pantheon a Roma quando ancora Parigi non esisteva neanche sulla cartina geografica.
Il Pantheon rimarrà sempre impresso nella mente di Agostino. Era proprio il giorno del nostro anniversario quando ci siamo andati e subito dopo essere entrati ci siamo accorti che ci avevano rubato la macchina fotografica.
Il prossimo che parla male dei napoletani e li definisce “mariuoli”[1] si becca una bella legnata in testa. A quanto pare la gentaglia non popola solo la capitale partenopea. Del resto non mi meraviglio dato che in queste grandi metropoli vivono persone molto diverse tra loro…nel bene e nel male.
Al problema fotografie inizialmente abbiamo ovviato con una modernissima macchina fotografica usa e getta. Ricordo ancora quando eravamo davanti al museo medievale volevo farmi fare una foto da Agostino. Lui è andato dall’altra parte della strada e io mi sono messa in posa. Dopo due o tre minuti gli ho chiesto come mai non scattava:
  • Amò ma che stai facendo, perché non scatti?
  • sto cercando lo zoom, non lo trovo.
  • Ago ma quale cazzo di zoom vuoi che ci sia su una macchina usa e getta?
Avevamo assolutamente bisogno di una macchina fotografica più moderna, Agostino con tutti quei pulsanti di plastica, niente flash e niente zoom stava per dare i numeri. Così siamo andati alla Fnac e ne abbiamo presa una con tanti pulsanti, proprio come piacciono a lui.
Al Louvre poi non ne parliamo. Quel museo è enorme, una cosa inimmaginabile. Dopo cinque ore avevamo visto tutte le collezioni al pian terreno e mancavano ancora due piani. Il risultato è stato che la sezione fiamminga all’ultimo piano è stata notevolmente bistrattata. Vedere la Gioconda poi è stata un’esperienza surreale. Chissà perché ci immaginavamo un quadro bello grande, invece ci siamo ritrovati davanti un quadretto. Era posizionato in solitaria su un’enorme parete bianca che dava l’impressione che fosse ancora più piccolo. Sembrava che desse il benvenuto solo a noi italiani, con un sorriso speciale per noi. Mi sono sentita molto fiera all’idea che il logo del Louvre fosse un’italiana.
Davanti alla Gioconda noi siamo rimasti in silenzio a guardarla, come se avessimo ritrovato una vecchia amica. Ad un tratto però è arrivata una scolaresca italiana. Era l’inverno del 2006, il che significa che eravamo da qualche mese campioni del mondo di calcio e che avevamo vinto la finale proprio contro gli amati cugini francesi.
Questo gruppo di ragazzi tutto disordinato, giunto davanti alla Gioconda si è improvvisamente ordinato. Una fila di persone una accanto all’altra. Tutti li hanno guardati incuriositi e nella sala del museo così piena di turisti è calato un silenzio strano. Attirata l’attenzione i ragazzi si sono poi messi la mano sul cuore e hanno cominciato a cantare l’Inno di Mameli.
Sono stati unici.
Le guardie della sala sembravano abbastanza contrariate. Ne andava dell’onore della nazione sia a livello culturale che, ancor più drammaticamente, a livello calcistico.
Io ero voluta andare a Parigi anche perché ho una passione innata per un artista italiano emigrato ai primi del novecento a Parigi. Si tratta di Amedeo Modigliani, noto ai più anche come Modì. Modigliani è morto a Parigi ed è stato sepolto insieme alla sua compagna nel cimitero di Pére Lachaise. Così siamo letteralmente andati in pellegrinaggio al cimitero per vedere la sua tomba, salvo scoprire che lì c’era anche la tomba di un altro grande uomo…mister Oscar Fingal O’Flahertie Wills Wilde, o semplicemente Oscar Wilde.
La tomba di Modigliani mostrava quanto al momento della morte fosse povero. È una lapide semplice al contrario del famoso dandy al quale è stata tributata una scultura che rappresenta una donna in volo. Sotto, tutte le donne che sono passate di lì hanno impresso con il rossetto il segno delle loro labbra.
Il ritorno in treno è stato abbastanza stancante. Aveva piovuto e così siamo arrivati alla stazione tutti e due bagnati fradici. Durante la notte Agostino non si è sentito bene. Tanto per cambiare. Dovevamo fare due soste. Una alla dogana svizzera e un’altra a quella italiana. Nei bagni è chiaramente scritto che non si possono usare le toilette quando il treno è fermo. Alla dogana italiana siamo arrivati verso le tre di notte e le pratiche da espletare richiedevano un po’ di tempo. Noi dormivamo quando ho avuto impellente bisogno del bagno. Nel dormiveglia non mi sono resa conto che il treno era fermo e così sono andata. All’improvviso una bussata violenta alla porta mi sveglia completamente:
§  C’è qualcuno in bagno? – sento gridare dall’esterno.
§  Si, è occupato!
§  Ma come occupato! Esca subito!
§  Si si un momento.
Quando esco mi ritrovo davanti un poliziotto della dogana inferocito che, a causa delle mie risposte idiote, aveva un colorito rossastro in viso abbastanza preoccupante.
§  Signorina non si può andare in bagno mentre il treno è fermo!
Sembrava che la vena sulla fronte stesse per esplodergli.
§  Mi scusi non mi ero accorta che il treno era fermo. Sono mortificata. Se vuole le prendo i documenti.
§  C’è anche scritto che non si può andare in bagno mentre il treno è fermo!
§  Si lo so ma, come vi ho già detto, non mi ero accorta che il treno era fermo. Stavo dormendo in piedi.
§  Ma non sa leggere?
A quel punto mi sono innervosita.
§  Mi scusi ma ormai la pipì l’ho fatta non è che posso riprendermela indietro.
Intanto Agostino si era accorto che non ero nel mio lettino e sentendo le urla del poliziotto ha capito subito cosa stava succedendo ed è venuto a salvare…il poliziotto!


[1] Ladri.