31 mag 2012

parte 14: Mondragone - Napoli 2 la vendetta!


A Mondragone c’è un’usanza propria solo di questo città. Qualche giorno prima del matrimonio quasi tutte le coppie di sposi fanno le scrippelle (qualcuno le chiama anche crespelle).
Si tratta di un dolce fritto, a cerchi concentrici, con un diametro finale di circa 30 cm. La ricetta la conosce solo la signora che le fa, ma di sicuro ricordo fin da quando ero piccola che l’odore della cannella era molto forte.
Anche nella mia famiglia ovviamente sono state fatte le scrippelle. Per la precisione le abbiamo fatte nel cortile di nonna.
I cortili di molte case del mio paese venivano costruiti in funzione di tre attività ben precise da svolgersi nell’arco dell’anno: lavorazione e imbottigliamento dei pomodori, uccisione del maiale per fare le salsicce e scrippelle, ovviamente.
Per le scrippelle ci si doveva svegliare alle quattro del mattino perché alle cinque arrivava la signora; non saprei definirla in altro modo, l’abbiamo sempre chiamata “la signora”. Veniva presto perché doveva fare l’impasto che poi doveva lievitare. Quando abitavo all’ultimo piano del caseggiato di nonna, a volte spiavo da sopra la terrazza. Da lì ho anche assistito all’uccisione del maiale per fare le salsicce. Un’esperienza indimenticabile. Sono rimasta traumatizzata.
La signora delle scrippelle prepara tutto e verso le sette si comincia a friggere l’impasto dandogli una forma a spirale. Il rituale previsto è questo. Le zie più vecchie sono addette a tre procedure fondamentali:
1-      mettere lo zucchero sul dolce;
2-      mettere i confetti nel cerchietto centrale, rigorosamente 5 confetti;
3-      incartare il dolce.
Le scrippelle vengono poi messe in delle ceste. Ogni adulto parte con una decina di scrippelle e un bimbo al seguito per procedere alla consegna. Il dolce si offre sia alle persone che sono state invitate al matrimonio, sia a quelle che non sono state invitate ma che, in qualche modo, sono partecipi della gioia degli sposi. Ad esempio si offre a tutti quelli che abitano nella stessa strada dei piccioncini.
Il rituale non si conclude qui. Alla consegna delle scrippella, il ricevente deve, per tradizione, non per obbligo, dare una mancia al bimbo che la consegna. Anche se a volte i bimbi sono un po’ cresciutelli.
A casa nostra i soldi si mettevano tutti in una scatola e poi alla fine si ridistribuiva il tutto equamente. In genere era mamma che contava i soldi e, armata di un cucchiaio di legno, evitava che qualcuno sottraesse in anticipo qualcosa dal fondo cassa. Me ne sono presa di legnate sulle mani io.
Una volta sono andata con un cugino di mamma a consegnare una scrippella. Avrò avuto più o meno 5 anni. Arrivati a casa di una signora, sono scesa con il dolce in mano e sono entrata nel cortile della casa. Era un cortile molto simile a quello di nonna e la signora era in una delle camere al piano di sopra. Si è affacciata e mi ha detto di mettere la scrippella in un cesto che aveva calato giù. Io ho eseguito l’ordine e poi sono rimasta lì ad aspettare. Il cugino di mamma, Tommaso, non vedendomi tornare ha cominciato a chiamarmi:
  • We, ce ne vogliamo andare?
  • Eh, ma Tommaso, questa i soldi non me li ha mica dati.
Tommaso voleva morire. La signora mi aveva sentita e mortificatissima era scesa a darmi il soldino.
Ovviamente, siccome la scrippella è un dolce che si fa solo per i matrimoni, quando capita l’occasione se ne approfitta per mangiarne un bel po’. In genere per il giorno seguente la colica è assicurata.
A Mondragone come a Napoli ci sono degli assunti fondamentali per quanto riguarda la viabilità. Una specie di decalogo di dogmi accettati per fede:
1- le frecce le usano solo gli indiani, quindi in macchina non c’è nessuna necessità di utilizzare i suddetti segnalatori. Poi c’è la variante di coloro che guidano l’ape car, anche noto col nome di tre ruote. Questa variante prevede che si accenda il segnalatore luminoso di destra e poi si giri tranquillamente a sinistra.
2- Le strisce pedonali sono puramente decorative. Servono a dare un po’ di colore all’asfalto che tutto nero è triste.
3- Questo terzo punto vale più per Napoli che per Mondragone. I semafori sono luci luminose che abbelliscono la città nel periodo natalizio. A Napoli c’è un incrocio rinomato per l’anarchia che regna sovrana. Là dove Via Mezzocannone incrocia Corso Umberto è un disastro. Attraversare la strada è un’impresa. Ho visto persone darsi l’estremo saluto prima di tentare l’attraversamento. Un giorno c’erano addirittura i vigili. Il risultato non era dei migliori. Un signore anziano si è avvicinato a uno degli ufficiali e ha detto:
§  Voglio complimentarmi con voi. Davvero bravi!
§  Grazie mille. Facciamo solo il nostro dovere. – rispose tronfio il vigile.
§  No! Complimenti davvero. Quando ci state voi qui è peggio del solito!
Una volta come segno di protesta per non ricordo cosa, furono spenti i semafori per circa 24 ore in tutta la città. Non se ne è accorto nessuno.
4- Il casco non si indossa, altrimenti come si fa con il gel sui capelli? Se mai qualche volta lo si può anche mettere, ma non lo si allaccia; è così trendy  slacciato.
5- sul motorino si va almeno in tre, altrimenti si sprecano posti.

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