30 set 2013

Sei proprio cattivo!

Per me che sono un'iraconda nata la storia di Elliott Prior è stata una vera lezione.
Quando qualcuno commette un'ingiustizia o mi fa del male gratuitamente, io subito mi arrabbio e comincio a pensare tutte le parolacce del mondo che potrei dire a quella persona per evitare di prenderla a sprangate e finire a Poggioreale.
Eppure un bimbo di quattro anni, tenuto prigioniero da dei terroristi in un centro commerciale in Kenya, quindi in una situazione ben più seria di tutte quelle in cui mi sono mai trovata io, ha trovato la soluzione più semplice del mondo... dire a uno dei terroristi una cosa che dovrebbe far vergognare chiunque... "lo sai che sei davvero cattivo!".
Siamo talmente abituati a usare parolacce nel nostro gergo attuale che quasi dimentichiamo che nel linguaggio comune esistono dei termini il cui significato dovrebbe far vergognare chiunque.
Cattivo viene dal latino captivus cioè prigioniero. Prigioniero della malvagità. Inoltre questo termine è sinonimi di riprovevole, spregevole, biasimevole, ignobile, indegno e molti altri termini pessimi che però ormai sembrano non scalfire nessuno. Ora ci offendiamo di più se qualcuno ci dà del "ricchione", termine che in fin dei conti definisce solo una preferenza sessuale, che non se qualcuno ci definisce molto semplicemente cattivi. E' vero il linguaggio si evolve ma la gente resta sempre la stessa, dà più importanza all'apparenza che alla sostanza, dà più importanza a una parolaccia che fa "apparire" diversi, che non a una parola che rivela una vera e propria meschinità d'animo.
Per assurdo il terrorista ci è rimasto male quando il bimbo gli ha detto quella cosa e si è scusato con lui. Se vado ora a dare del cattivo a certe persone che so io, quelle mi ridono pure in faccia, come se gli avessi fatto il solletico, senza rendersi conto di quanto disprezzo c'è in una singola e piccola parola. Pensare che un terrorista si è sentito colpito da quell'offesa e certe persone, ritenute normali, civili o altre cose simili, se ne sbattono altamente, mi fa capire con che razza di gentaglia ho a che fare tutti i giorni...

17 set 2013

La gravidanza secondo Sara...

Ovviamente una volta cominciata la gravidanza diventa spontaneo leggere libri, articoli e vedere video relativi a questa nuova avventura in corso, ma soprattutto ti ritrovi a parlare con una marea di gente che ha sempre un'opinione da darti... anche quando non richiesta.
Stando ai più, quando sei incinta non devi camminare, non devi andare a mare, non devi guidare, non devi andare in palestra, non devi essere depressa... l'unica cosa che puoi fare è arenarti, modello balenottera, su un divano e mangiare come un porco, con quel povero malcapitato del padre del nascituro che diventa una specie si servo della gleba.
A questo punto vorrei far un attimo riflettere tutti i pazzi esauriti con i quali ho a che fare ogni giorno.
Punto primo, secondo voi è logico, che io debba mangiare per due quando io peso 60 kg e quel povero disgraziato nel mio utero solo 600 g?
Come posso fare a non deprimermi se passo la giornata a guardare la tv, tra Uomini e Donne, Pomeriggio 5 e telenovelas varie?
Come ci rientro nei miei pantaloni se il mio culo diventa una portaerei dato che non cammino mai?
Come faccio a far uscire un bambino grosso come un melone da un buco grande quanto un uovo se i miei muscoli si sono atrofizzati sul divano?
Ma soprattutto come faccio a stare tranquilla se non la smettete di dirmi cosa devo fare? Che cazzo lo tengo a fare il ginecologo?
Ma il meglio viene quando, dopo che ti hanno fracassato le "scatole"e tu cominci a rispondere come un animale, la gente alle tue spalle, convinta di non essere udita dice: "poverina... sta nervosa perché è incinta!".
Azz 'over? Pensa che quando io e la mia panza stiamo da sole la calma regna sovrana.... arrivate voi e mi sale la pressione a palla. Non vi dico poi quando ti toccano il pancione. La palpatina mi sta pure bene, si usa e va beh, ma c'è certa gente che è capace di tenere la mano lì per tutta la durata della conversazione e intanto io nella mia testa sento una voce alquanto rude che pensa: "a vuò levà chella cazz e man si o no?".
Bei tempi quelli in cui la gente mentre parlava con me mi guardava negli occhi, in mancanza di tette decenti. Ora le tette ce le ho più che decenti ma tutti guardano la panza. E che vuoi fare, sono gli scherzi della vita. Tra gli altri consigli che mi hanno dato c'è quello di non fare troppo l'ironica quando parlo con il nascituro, ma di essere dolce e gentile. Ma non è meglio che sto bambino lo capisce subito in che casa è finito? Almeno si rassegna alla nefasta sorte che gli è toccata.
La gravidanza non è un male invalidante nè una malattia allo stadio terminale... è una fase della vita di una donna che andrebbe vissuta con serenità, ma soprattutto con immensa felicità.
Ecco perchè ho deciso di portare Luigi a passeggio già da ora che è al chiuso e pesa 600 g; di fargli fare due esercizi in palestra; di fargli tenere una lezione al Gruppo Archeologico; di fargli sistemare la biblioteca e di fargli scrivere un libro. Il tutto in compagnia della mia voce mascolina e di quella di suo padre, che continua a scherzare con me, a farmi le coccole e a bestemmiare contro la sua tesi di laurea...