21 mag 2012

Parte 9: il dramma di chiamarsi Prossomariti!


I parenti di papà, vivono sparsi tra Genova, l’Australia e un piccolo paesino della Calabria di ben 5.000 abitanti, che si chiama Laureana di Borrello. Nome strano, tanto strano che per questo nome stavo finendo dai Carabinieri.
Un giorno, in gita scolastica a Napoli, durante il quarto anno di liceo, con alcune mie amiche abbiamo preso l’autobus per raggiungere i professori alla stazione. Arrivate proprio davanti alla stazione entrano nell’autobus ben tre controllori che ci fermano per chiederci il biglietto. Noi lo mostriamo tranquillamente, salvo accorgerci in ritardo che era scaduto da qualche minuto. Io ho ingenuamente pensato che essendo sull’autobus non avremmo potuto comprarne un altro, quindi il controllore non avrebbe fatto storie.
Multa.
Ecco appunto.
All’epoca ero ancora minorenne e così il controllore ha compilato il modulo da inviare a mio padre. Ero anche senza documenti e così mi hanno fatto delle domande:
  • Qual è il cognome di suo padre?
  • Prossomariti
  • Scusi come ha detto?
  • Prossomariti. P-R-O-S-S-O-M-A-R-I-T-I
  • Ma, tutto attaccato?
  • Si, si Prossomariti, tutto attaccato.
  • Dove è nato?
  • A Laureana di Borrello.
 Al che il controllore si è alterato e ha cominciato a gridare:
  • Ma mi ha preso per uno stupido? Sa quante persone tentano di imbrogliarmi dandomi dati falsi? Almeno poteva scegliere dei nomi più credibili. Andiamo dai carabinieri così la smette di fare la spiritosa.
  • E andiamo dai carabinieri. – cos’altro avrei potuto rispondere.
  • Che fa! È ironica? – disse il controllore.
Meno male che alla fine è arrivata la mia professoressa di italiano a farmi da garante, perché altrimenti, nervoso come era, il controllore davvero mi portava dai carabinieri. E tutto questo nonostante gli stessi dicendo la verità.
Tutto ciò per non parlare dei problemi che da anni affliggono la nostra famiglia per via del cognome. Addirittura mia madre, a causa dell’errata trascrizione effettuata da un impiegato comunale, per un certo periodo è risultata sposata con un certo “Pronomaisti”.
Il mio cognome è stato storpiato in ogni modo; le varianti più comuni sono: Prossomártiri, Rossomarino, Prossomogli…e via dicendo.
Il top l’ho raggiunto un giorno agli scavi di Paestum.
In genere quando vado in difficoltà e mi accorgo che la persona che ho di fronte non vuole collaborare, do il cognome di mia madre che è più semplice: Bene.
Agli scavi di Paestum avevo acquistato i biglietti per il sito anche a mia madre e mio padre. Siccome tardavano ad arrivare e la visita guidata stava per cominciare, ho deciso di lasciare i biglietti all’ingresso e dirgli di ritirarli lì. 
Mi scusi, sarebbe possibile lasciare qui dei biglietti? Sono per i miei genitori che sono in ritardo.
Certo! Non c’è nessun problema. Mi dica il cognome così lo scrivo dietro al biglietto e quando me li chiedono so a chi darli.
  • Va bene: Prossomariti!
  • Come scusi?
  • Prossomariti!
  • Mi dispiace ma non capisco.
  • P-R-O-S-S-O-M-A-R-I-T-I.
  • Grossomariti?
Dopo diversi tentativi falliti…
  • Facciamo così, scriva Bene.
  • Si, si se me lo detta lentamente lo scrivo bene.
  • No, dovete scrivere proprio Bene.
  • Ho capito. – ha risposto l’addetta alterata. – se mi detta lettera per lettera lo scrivo bene.
  • Non ci siamo capite, scriva il cognome di mia madre che è Bene. B-E-N-E.                     
Una notte sono dovuta correre al pronto soccorso. Mi ero rotta una costola e così due miei amici mi hanno accompagnata al Cardarelli. Intanto i miei genitori ci hanno raggiunti da Mondragone. Giunti all’accettazione del pronto soccorso è successo di tutto:
  • Signorina, cosa succede? – mi chiese il responsabile dell’accettazione vedendomi molto sofferente.
  • Credo di avere una costola rotta, ho molto dolore e mi hanno detto di venire qui.
  • Certo, mi dia i suoi dati. Cognome!
  • Prossomariti.
  • Come scusi?
Oddio ricominciamo. Pensai tra me e me. Con quel dolore non avevo proprio voglia di mettermi a fare le solite discussioni.
  • Senta se vuole glie lo scrivo io.
  • Signorina non c’è bisogno, sono capace di scrivere un cognome. Me lo ripeta.
  • Prossomariti.
  • Rossomartiri?
  • No, no. Prossomariti con la P di Palermo. E poi è mariti non martiri. Posso scriverlo io?
  • No lo scrivo io non si preoccupi.
  • Mamma mia era meglio se arrivavo priva di sensi qui, così vi prendevate la carta di identità e copiavate il cognome.
  • Si calmi. Ora dobbiamo misurarle la pressione.
  • É inutile.
  • Perché?
  • Ormai sarà arrivata a 180 grazie a voi.
I Prossomariti sembrano essere una razza in via di estinzione. Dovremmo rientrare in un programma di protezione. Un giorno una signora di Roma con il mio stesso cognome ha telefonato a mio padre. Non è che ci vuole molto a trovare il numero. A Mondragone sull’elenco telefonico è l’unico Prossomariti. La signora ha chiamato per informarci del fatto che il nostro cognome ha un significato preciso. È il nome greco di una conchiglia.
Facebook ha fatto molto per questa specie rara. Un giorno mentre pubblicavo di tutto sono stata contattata da una ragazza che ha il mio stesso cognome. Anche lei è di Roma. Chissà che non sia una coincidenza. La curiosità ha preso il sopravvento e la domanda fondamentale era… quanti siamo?
È cominciata così la caccia ufficiale.
Uno dei Prossomariti più giovani, su Facebook, ha deciso di fondare un gruppo in cui riunirci tutti virtualmente: PROSSOMARITI IN THE WORLD. Siamo ben 14, comprese me e mia sorella.
Ve lo avevo detto che siamo in via di estinzione!
La scoperta più drammatica non è stata il numero esiguo, ma la provenienza di tutti i soggetti del gruppo da un unico piccolo, anzi piccolissimo paesino della Calabria: Laureana di Borrello. In realtà c’è anche qualcuno di Stellitanone che si trova vicino a Laureana. In pratica siamo tutti parenti. Ce ne sono ovunque: Italia, Germania, Francia, Argentina.
I membri calabresi della mia famiglia sono tutto un programma, proprio come quelli di Mondragone.

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