Domenica sono stata alle Fosse Ardeatine e ho visitato il luogo della strage accompagnata dal figlio di uno degli uomini uccisi dalle SS in quel fatidico 24 marzo. Precisamente si trattava dell'erede dell'uomo sepolto nella tomba 160, perchè purtroppo, dato l'altro numero di morti inizialmente chi ha ritrovato i corpi, non riuscendo ad identificarli li ha segnati con un numero. Ogni anno fanno una manifestazione con tanto di presidente della repubblica per ricordare la strage, eppure molti, me compresa non hanno capito gran che di quello che è successo. Io non sapevo ad esempio che erano morti solo uomini, 335 in totale. A forza di ricordare la strage in associazione allo sterminio degli ebrei ho finito anche per credere che la maggior parte fossero tali... in realtà di ebrei ce ne erano 75. Il resto erano prigionieri politici. Dopo la strage di via Rasella, nella quale morirono 30 tedeschi (26 sul colpo e il resto durante la notte per le ferite riportate) furono prelevati dalle carceri circa 250 condannati per reati politici, appartenenti a varie frange del partito di liberazione e furono uccisi insieme a quei 75 ebrei nelle fosse. Vi consiglio di andare di persona in quel posto per il semplice fatto che 335 è un numero, ma quando cominciate a vedere le foto sulle bare, quei 335 numeri diventano occhi, naso, mento e tante tante lacrime. E' sempre bello entrare in contatto con la storia perchè trasferisce delle sensazioni che dovrebbero spingere gli esseri umani a non comportarsi più come bestie.
Quando sono
stata in Grecia nel 2004 con il progetto Erasmus ho avuto però la possibilità di incontrare la storia di persona: tutto è cominciato quando ho conosciuto ad Olimpia una signora
che aveva vissuto direttamente la strage degli italiani a Cefalonia.
Eravamo in giro
per il Peloponneso con una punto nera. Avevamo finito la benzina e così i miei amici erano andati a cercare un contenitore e una pompa di benzina mentre io
facevo la guardia alla macchina. Capirai! Se qualcuno decideva di assalire il
forte sai che fine facevo.
Di fronte a me
c’era una signora anziana con un fazzoletto di stoffa in testa molto colorato.
La signora aveva una ottantina d’anni ma si dilettava ancora ad intrecciare
cesti di vimini. Era seduta su una sedia e la scena sembrava così particolare
che ho cominciato a fissarla. Mi sono avvicinata e ho osservato per qualche
minuto la velocità e la precisione con cui intrecciava il cesto. Ad un tratto
la mia amica tedesca, Claudia, che parlava bene italiano, mi ha chiamata. Io,
in italiano, le ho chiesto di aspettare qualche minuto. A quel punto la signora
ha alzato lo sguardo e ha detto in perfetto italiano:
- Napoletana?
Io ero
strabiliata. Dopo qualche attimo ho risposto con un laconico “si”. Così mi ha
raccontato di essere diventata amica, diciamo forse qualcosa di più di una
semplice amica, di un soldato italiano morto a Cefalonia. Con grande vergogna
quando lei mi ha raccontato quell’avvenimento storico ho dovuto ammettere che
non ne sapevo niente. Mi sentii così mortificata che una volta tornata a casa
cominciai ad informarmi.
Ho letto molti
libri ed ho visto vari film. Così ho scoperto dell’esistenza di un reduce
ancora in vita: il signor Amos Pampaloni. Lui era stato uno dei responsabili del famoso referendum indetto tra i soldati in quell'isola il giorno dell'armistizio e lui con i suoi si è ribellato ai tedeschi pur sapendo che li avrebbero uccisi.
Proprio per una ossessione
congenita di mandare lettere a chiunque (ereditata da mio nonno Ciccio) ho deciso di scrivergli adattando a lui
una battuta del film “Genio Ribelle” :
dato che tutti gli eroi che io amo sono
morti (io studio archeologia e storia antica, non è che porto jella), avrei
voluto avere il piacere non solo di leggere di loro, ma di poter anche sentire
l’odore di un eroe. Per me lei è una specie di Leonida moderno.
Lui mi ha
risposto, con una lettera scritta con una di quelle vecchie macchine da
scrivere della Olivetti, dove se sbagli devi correggere mettendo una bella “x”
sulla lettera errata.
Comm. Dr. Amos Pampaloni Firenze, 21 aprile 05
Cara signorina,
la ringrazio per la sua gentile lettera che
mi ha commosso per i suoi sentimenti espressi con tanta semplicità e che
dimostrano quanto lei ami il bello, la Grecia e la Patria.
Anche io amo molto la Grecia e sopra a tutto il
suo popolo onesto democratico e amante della Pace.
Io ormai sono troppo vecchio, stanco,deluso
da una umanità dove comandano i produttori e i commercianti di armi da guerra e
non aiuta i poveri, gli affamati, i bambini del terzo mondo.
Con le mie residue energie mi dedico tutto a
fare conoscere alle nuove generazioni gli orrori della guerra ed a diffondere
la cultura xxxx della Pace: tutte le guerre sono barbare anche quelle di questi
giorni per abbattere un dittatore o per imporre la democrazia.
Se avrà occasione di venire verso nord, sarò
felice di conoscerla personalmente come pure mia moglie.
La saluto affettuosamente.
A dire la verità
quando gli ho scritto nemmeno immaginavo che rispondesse e, invece, circa una
settimana dopo mi chiama mia madre per dirmi che avevo ricevuto un lettera da
un certo “Amos Pampaloni di Firenze”. E’ così che sono stata invitata a casa di
un eroe.
Mi ha aperto
proprio lui la porta, era alto e con due occhi azzurro cielo. Poi mi ha detto:
- Buongiorno signorina la stavo aspettando; però mi deve scusare ma ho qualche problema di udito.
A quel punto io ho pensato che se fossi
arrivata a 90 anni in quelle condizioni avrei acceso una candela a San Gennaro, soprattutto considerando che il signor Pampaloni era stato sparato in testa, era sopravvissuto all'esecuzione e aveva continuato per anni a fare il partigiano in Grecia.
E’ stato
bellissimo sentire quegli avvenimenti di cui avevo letto, raccontati in prima
persona. In particolar modo la storia del “referendum” indetto tra i soldati
per decidere comunemente come agire. Davvero splendido.
La sua storia ha colpito anche lo scrittore Marcello Venturi che ha scritto il romanzo "bandiera bianca a Cefalonia". Quel giorno Pampaloni mi disse che lo scrittore aveva dedicato a lui il libro ma che la dedica era stata fatta in maniera molto particolare...ed io alla fine ho capito come: il personaggio principale del romanzo si chiama Aldo Puglisi le cui iniziali sono AP proprio come Amos Pampaloni.
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RispondiEliminaSuggestivo.
RispondiEliminaLa superficialità che dilaga al giorno d'oggi offusca completamente il significato di moltissimi avvenimenti del passato.
Ascoltare un fatto del genere da una persona coinvolta direttamente deve essere davvero emozionante!
Qualche anno fa sono stato a Berlino, in un campo di concentramento(Sachsenhausen)...e visitando il museo che si trovava all'interno dello stesso rimasi totalmente sconvolto. Niente ti può portare ad un giudizio concreto, se non la visione delle testimonianze della "vita" degli internati. Soltanto in questo modo si può davvero capire quanto l'uomo possa comportarsi come una bestia, senza criterio, senza cuore...barbaricamente.
Tutti dovrebbero vedere, informarsi....frasi che lasciano il tempo che trovano.
Ciao Sara! :)
Pienamente d'accordo Paolo!
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