10 mag 2012

I miei primi 25 anni!

Tempo fa decisi di scrivere la storia della mia famiglia così come l'avevo vissuta nei miei primi 25 anni e ho pensato, perchè non condividerla? Così ho deciso di riportare pezzo per pezzo questa specie di diario di famiglia. Ovviamente la storia non poteva che cominciare dalla strada che ha segnato i primi anni della mia vita... Via Francesco Baracca....


DA VIA BARACCA 4 A VIA BARACCA 14
Tutto comincia da un portone collocato in via Baracca, al civico numero….non me lo ricordo mai! Da quando hanno cambiato la toponomastica non si capisce più niente nella mia città. Quando ero piccola il numero civico era il 4, ora è il 14. In realtà ora ci sono tutti e due i numeri. Sopra è rimasto il vecchio 4 e sotto il nuovo 14. La città in cui si svolgono gli avvenimenti è Mondragone, in provincia di Caserta, non che antica Sinuessa.
In questa stradina dedicata al famoso aviatore Francesco Baracca, si erge un portone in legno alto quasi 4 metri; uno di quelli alla vecchia maniera che sembrano gli ingressi di una grande casa padronale. Quando ero piccola aprire e chiudere quel grosso portone mi sembrava un’impresa titanica. Per bloccare il ferro di chiusura a terra dovevo salirci sopra con tutti i miei venti chili. Col tempo ho cominciato a fare un’associazione mentale strana. Quel titanico ingresso mi sembrava la porta del tempio di Giano a Roma. La differenza era nel fatto, che il mio portone era chiuso in pieno inverno e non nei periodi di pace, ma in estate era completamente aperto.
All’esterno affaccia su un tipico vicolo. Com’è fatto un tipico vicolo ti chiederai tu? In primis è stretto, molto stretto; ci passa a stento una macchina. Ma non una macchina grande, una di quelle piccole. Poi è chiuso da palazzi medio alti che non permettono alla luce del sole di toccare il terreno in nessuna stagione e in nessuna ora del giorno. Infine tutti quelli che lo abitano si conoscono e si amano e odiano allo stesso tempo. Questo succede anche perché molte persone, soprattutto quelle anziane, passano soprattutto il periodo estivo sedute fuori, in strada, così la differenza tra privato e pubblico diviene inesistente.
Verso l’interno il portone affaccia su un cortile in parte pavimentato e in parte in “vasoli come li chiamiamo noi. Si tratta di grosse pietre di basalto fatte apposta per minare alla salute delle caviglie. In pratica basta mettere male il piede e la storta è garantita. Napoli, la mia città adottiva, è piena di “vasoli”. Prova ad immagina come finiscono i vari tentativi delle ragazze di sembrare più femminili e mettere i tacchi. Un dramma. Una tragedia greca.
Non ho mai capito perché si specifica “greca”; come se le tragedie moderne non fossero abbastanza tragiche. Comunque….
Una parte del cortile è coperta, l’altra è aperta. In questa seconda parte la cognata di mia nonna, Zia Sisina (diminutivo di Rosita), ha messo tante di quelle piante che ormai sembra di essere nel bosco di Capodimonte. Oltretutto lei e mia nonna, ultime superstiti del caseggiato, si sono dedicate all’allevamento dei piccioni. Bagnano il pane stantio e lo mettono in una ciotola che lasciano a disposizione dei suddetti piccioni. Qualche giorno fa ho visto uno dei loro animaletti da cortile; più che un volatile sembrava un porcellino d’india. Il poverino aveva serie difficoltà a volare, poco ci è mancato che per salire sulla terrazza decidesse di passare dalle scale.[to be continue]

1 commento:

  1. Sai scrivere in modo stupendo, o per lo meno a me piace tantissimo, cerco spesso il tuo blog per poter leggere il nuovo.

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