Per completare
il quadro della mia famiglia materna non si può non parlare dei miei bisnonni,
i famosi “nonno Giovanni e nonna Nannina (diminutivo di Anna)”. Non li ho mai
conosciuti ma me ne hanno parlato talmente tanto che mi sembra di conoscerli.
Oltretutto nonna mi diceva sempre che caratterialmente e fisicamente somiglio
molto alla mia bisnonna.
Basta un
piccolissimo e semplice aneddoto per farvi il quadro della situazione. La
sorella di nonno Giovanni, che viveva all’estero, era morta e la notizia era
stata data a nonna Nannina. In accordo con gli altri, avevano deciso di non
dirlo a nonno, per non farlo stare male. La cosa è andata avanti per un bel po’
di tempo finché un giorno, in seguito a un battibecco tra i miei bisnonni,
nonna Nannina ha cominciato ad urlare nel cortile:
- Giovà vaffanculo tu e soreta morta e bona.
Fu così, molto
traumaticamente, che nonno scoprì tutto.
Si racconta che
quando papà e mamma hanno comunicato alla famiglia di mamma che si sposavano,
nonno Giovanni abbia chiesto di parlare con papà. In pratica il mio bisnonno
non volendo avere scrupoli di coscienza di alcun genere, voleva accertarsi che
mio padre fosse nel pieno delle sue facoltà mentali mentre decideva di fare
quel gesto.
Nonno Giovanni
si occupava di luminarie, vale a dire
le illuminazioni per le feste di paese e ahimé… per il cimitero.
C’era l’usanza
di controllare che tutte le luci fossero funzionanti la sera prima del ponte
dei morti. Per fare questo controllo bisognava attendere che facesse buio. Alla
veneranda età di 5 anni mi è stato concesso di partecipare a questo rito. Il
risultato è stato il seguente. Il 3 novembre dello stesso anno sono andata a
scuola e, quando la prof. ci ha fatto fare un tema dal titolo: “il giorno dei
morti”, io ho beatamente scritto che mi ero divertita tanto, perché ero andata
al cimitero di notte con tanta gente. Puoi immaginare la reazione della mia
maestra che, non essendo del mio paese, non sapeva che mestiere facessero i
miei nonni. C’è mancato poco che chiamasse gli assistenti sociali.
Nonna Nannina
era nota anche per il suo scarso udito. Una volta mia madre si dimenticò di
scendere alla stazione di Mondragone e finì con il treno a Sessa Aurunca. Arrivata
lì andò a un telefono pubblico per telefonare a casa e avvisare di quanto era
successo. Non lo avesse mai fatto. Nonna Nannina risponde al telefono e la cosa
si è svolta più o meno così:
- Pronto sono Lucia!
- No mi dispiace Lucia non c’è è a Napoli.
- No nonna sono io Lucia.
- Mi dispiace ma dovete chiamare più tardi perché Lucia non è ancora arrivata.
io mi sto divertendo un mondo a leggerti non so se sono le tue vicissitudini e il modo che racconti. Scrivi un libro...assolutamente mettiti alla prova...per me avrai futuro e io sarò una delle tante che lo comprerò.
RispondiEliminaPremesso che la mia famiglia era veramente così e quindi non è che ci vuole molto, comunque il libro esiste già. Ogni tanto lo aggiorno con le prodezze più recenti ma nessuno lo ha mai preso in considerazione seriamente. Io comunque al momento sto scrivendo per la Newton & Compton ma si tratta di un libro sull'antica Roma... che poi è il mio mestiere.
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