8 mar 2012

Uscire o non uscire... questo è il problema!

Ieri mi è ricapitata una cosa che non mi succedeva più da anni. Sono stata attanagliata dal dilemma "uscire o non uscire". Non ho mai avuto molti amici nella mia vita. O meglio, ne ho avuti pochi che potrei definire costanti e validi, per cui fin dall'adolescenza ho tentato disperatamente di farmene di nuovi. E' quel disperatamente che a un certo punto mi ha rotto le palle. L'amicizia dovrebbe venire naturalmente. Certo va coltivata ma non sarà un giorno senz'acqua a farla appassire.
Ieri sera mi sono ritrovata a fare un ragionamento che nella sua follia ha un senso. Degli amici mi hanno chiesto di uscire e a me non andava, non mi sentivo bene e non mi sarei divertita. D'improvviso però sono tornata la 15enne che ero tempo fa e ho deciso di accettare l'invito solo per paura di perdere quegli amici. Una paura tutta mia che mi ha spinto anche a vestirmi e truccarmi nonstante non lo volessi.
Poi per fortuna quei tredici anni persi sono ritornati in tutta la loro saggezza e ho deciso di comunicare ufficialmente che non sarei andata.
Un'amicizia che si rovina oche si perde per un no non vale la pena di essere vissuta, mi sono detta. Nonostante di trattasse di persone di cui mi fido e che apprezzo, le vecchie paure sono tornate in auge per qualche momento.
In questi dieci anni che mi hanno portato dall'adolescenza ai quasi trenta una cosa l'ho capita: le persone sono tutte diverse; le cattiverie di alcuni non possono essere pagate da altri. Se degli amici si sono comportati male con me allora non vuol dire che altri, diversi da quelli, lo rifaranno ora. Ognuno ha diritto alla sua possibilità proprio come io stessa la pretendo.
Questo discorso me lo fece circa 6 anni fa un giovanotto che ora vive con me il quale mi disse che non è giusto che se una persona commette un furto sia un altro a pagare per lui.

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